Ruggero Giacomini – PCI Marche
A pochi giorni dal 100° anniversario dell’incarico per il governo dato dal re a Mussolini, da cui prese il via il ventennio più drammatico e rovinoso della storia d’Italia, l’erede non pentita di quella storia, cresciuta politicamente con i reduci della repubblica di Salò si appresta a ricevere analogo incarico dal presidente Mattarella.
Siamo non c’è dubbio a un tornante della crisi economica politica e morale che affligge l’Italia per responsabilità delle sue classi dirigenti. La storia tuttavia non si ripete mai uguale. E al dramma spesso fa seguito la farsa. Già se ne intravedono gli anticipi nella lite di potere esplosa prima ancora di ricevere l’incarico tra la “prepotente” e “arrogante” Giorgia, decisa a non avere tra i piedi nel governo una potenziale rivale come la Renzulli, e il suo supporter Silvio Berlusconi.
La Meloni ha aggiunto alle qualifiche attribuitele quella che non sarebbe “ricattabile”. Riferendosi evidentemente al lato di Berlusconi. Perché le pressioni e i ricatti dal lato degli Usa e della Nato non solo li ha accettati supinamente, ma si è esibita in sperticate anticipate professioni di fede atlantista e garantito che seguirà le orme di Draghi compresa la prosecuzione e l’inasprimento della guerra contro la Federazione russa in Ucraina e fuori. Così prima ancora di accedere alla guida del governo si è messa alle spalle l’opposizione a Draghi, in virtù della quale peraltro ha preso i voti.
L’incarico a Meloni e l’avvento di La Russa a presidente del Senato rimanda alle dirette responsabilità, proprio come un tempo, delle forze politiche liberal-democratiche, in particolare oggi del PD. Ad esso infatti principalmente si deve la legge elettorale maggioritaria e sbarratoria – in violazione del voto uguale stabilito in Costituzione- , grazie alla quale le destre hanno avuto accesso alla maggioranza assoluta dei seggi: una legge concepita da Renzi, approvata da Gentiloni, e confermata in ultimo da Letta, proprio in occasione della sua partecipazione alla festa di Fratelli d’Italia, a cui si era presentato esibendosi compiacente in un abbozzo di saluto romano, come si può vedere dalla foto pubblicata a suo tempo dal “Manifesto”, a dimostrazione di quanto ipocrite siano certe dichiarazioni antifasciste di oggi.
Di fronte a Mussolini toccò al PCI nella sua prima storia riparare all’ignavia liberal-democratica e costruire tra tanti sacrifici le condizioni per una efficace e vittoriosa liberazione dal fascismo. E forse toccherà anche oggi ripartire dal PCI per ricostruire e sviluppare una nuova Resistenza.