I SOLDI MUOVONO IL MONDO (CAPITALISTA)

di Bruno Steri, Segreteria Nazionale PCI

Tutto arriva come un improvviso terremoto; ma in realtà erano anni che il fuoco
stava covando sotto la cenere. Un ex segretario della Camera del Lavoro di Milano
(sic!), ex parlamentare Ue e dirigente Pd poi transitato in Articolo 1, lui con tutta la
famiglia è denunciato da un’inchiesta internazionale per corruzione e riciclaggio. In
sede Ue, ha preso soldi dal Qatar (in casa gli trovano 600 mila euro in contanti) per
incensare l’organizzazione qatariana dei Mondiali di calcio e nascondere 6500
lavoratori immigrati morti ammazzati nel costruire stadi da favola (ma altre
statistiche parlano per il Qatar di 15 mila morti di cittadini stranieri dal 2014 ad
oggi). Con lui anche la vicepresidente greca dell’Unione europea (ancora sic!) e
uno stuolo di altri signori tra cui un altro italiano, ex dirigente della Uil in Friuli.
Attenzione: questo è solo l’ultimo lembo di uno scandalo che inizia nel 2010,
dall’assegnazione dei mondiali al Qatar. Restiamo impietriti davanti a quella che si
presenta come una sconvolgente follia, se si pensa che queste persone erano
responsabili di istituzioni che si occupano di “diritti umani”: è raccapricciante
notare che Antonio Panzeri, questo il nome dell’ex sindacalista Cgil, era appunto
presidente della sottocommissione Ue per i Diritti umani. Dobbiamo essere chiari:
stiamo parlando di vertici della politica, difficile (ed anche un po’ ipocrita) sarebbe
limitarsi a parlare di una sfortunata vicenda di disonestà individuale. Questa
vicenda, esplosa su una scena che è ad un tempo politica, etica, giuridica, non può
non porre inquietanti interrogativi su ciò che è l’Unione europea e su cosa è
diventato il Pd. Siamo troppo ideologici se constatiamo con amarezza che la
società capitalistica e i suoi (dis)valori riescono ad inquinare – oltre alla politica –
anche un gioco popolare e divertente quale pure è per molti il calcio?
Le persone in questione sono oggi in stato di fermo e sottoposte ad interrogatorio:
i prossimi giorni diranno se le accuse mosse risulteranno confermate. Va
comunque ribadito che non si può affatto parlare di un caso sopraggiunto come un
fulmine a ciel sereno. Ben prima dell’inizio dei Mondiali, il Fatto quotidiano (9 luglio
2022) riportava l’eclatante denuncia di Abdullah Zouhair, giurista esperto di diritto
del lavoro ed ex dirigente dell’ILO (l’Organizzazione Mondiale del Lavoro) in
un’intervista concessa ad un giornale francese: “Patto segreto tra Nazioni Unite e
Qatar per coprire lo sfruttamento nei cantieri”. In effetti, dal momento
dell’assegnazione dei mondiali di calcio al Qatar, testate prestigiose come The
Guardian e riconosciute associazioni come Amnesty International avevano
denunciato scandali e corruzione nel percorso di avvicinamento all’evento. Da
parte sua, il Qatar aveva fatto scorrere fiumi di dollari per la sua promozione. Nel
mirino dei critici era posta in particolare la cosiddetta “kafala”, una sorta di
salvacondotto per l’accesso di lavoratori stranieri in Qatar, garantito da un’azienda
qatariota che diviene in tal modo padrona del destino, delle condizioni di lavoro di
quei lavoratori. Il funebre conteggio dei morti ha reso conto della disumanità di tali
condizioni. Quando nel 2014 il governo di Doha – preoccupato di mantenere
un’aura festosa e di dissolvere preventivamente qualsiasi ombra – si rivolse all’ILO,
dovette confrontarsi con Zouhair, il quale però restò fermo nella richiesta di ​
abolizione della Kafala. Conclusione: Abdullah Zouhair e le altre due persone cui
era affidato il dossier Qatar si trovarono da un giorno all’altro licenziate; il
programma organizzativo per il lancio dei mondiali è ripartito senza intralci (della
kafala è stato formalmente abolito il nome, ma non la realtà concreta, rimasta
senza alcun controllo serio e indipendente), tutto è ripreso con l’accordo della
stessa ILO, la quale nel frattempo beneficiava di “25 milioni di dollari in supporto
tecnico, a carico del Qatar”. La morale corrente ci dice che i soldi muovono il
mondo: non hanno però smosso Abdullah Zouhair; e noi comunisti siamo con lui.

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