L’esito delle elezioni volte al rinnovo del Consiglio Regionale del Lazio e della Lombardia, segnato da un tasso di astensionismo assai rilevante, rispettivamente del 63% e del 59%, che tanto dice del progressivo scollamento tra istituzioni e cittadini, dell’allontanamento di quest’ultimi dalla politica, vissuta come “altro da se”, è chiaro ed inequivocabile.
Si è affermata, come largamente previsto a meno di cinque mesi dalle elezioni politiche, la coalizione di destracentro, che con la maggioranza assoluta dei voti si conferma alla guida della Regione Lombardia e strappa al centrosinistra quella del Lazio.
L’esito del voto conferma la ridefinizione dei rapporti interni alla stessa a favore di Fratelli d’Italia e consolida il governo, stretto tra conservatorismo e reazione, guidato da Giorgia Meloni.
La sconfitta del cosiddetto campo largo del centrosinistra, che con formule diverse si è opposto a tale coalizione, è netta.
Si conferma la crisi del Partito Democratico, chiamato a ridefinirsi, come sottolineato dal gruppo dirigente uscente, ma anche uno scarso risultato in capo alla coalizione centrista formata da Italia Viva ed Azione, e del Movimento Cinque Stelle, che arretra.
L’esito del voto evidenzia anche l’insuccesso di Unione Popolare, propostasi come lista indistinta, che si è fermata all’1,53% dei consensi in Lombardia ed allo 0,88% nel Lazio, nonostante l’ampia articolazione di forze presenti al proprio interno, confermando ancora una volta la marginalità della cosiddetta sinistra di alternativa, di classe, nel panorama politico attuale.
Il PCI, come noto, preso atto dell’indisponibilità di tali diverse soggettività a dare vita ad una coalizione o lista esplicitante le diverse simbologie, ha deciso di affrontare la scadenza elettorale da solo, e pur a fronte dei vincoli proibitivi dati dalle leggi elettorali regionali, parte della stretta antidemocratica da tempo presente nel Paese, è riuscito, grazie all’impegno di tante e tanti suoi militanti, a presentarsi nella Regione Lazio.
In tale contesto esso ha ottenuto un risultato che, pur nel quadro di marginalità sottolineato, ne fa, in termini assoluti e relativi, la prima forza della sinistra di alternativa, di classe, un risultato funzionale al progetto di ricostruzione del partito.
Il PCI, rifuggendo da logiche settarie, conferma quindi una linea che ricerca alleanze nel campo della sinistra di classe e di alternativa presente nel nostro Paese, per promuovere innanzitutto la massima opposizione possibile al governo Meloni, le cui politiche si confermano assai lontane dal costituire la risposta necessaria ai bisogni dei ceti popolari, del mondo del lavoro, in una fase segnata dall’alternativa tra pace e guerra, da una drammatica crisi sociale.
Roma, 14 Febbraio 2023
La Segreteria Nazionale del PCI
Ci confermiamo un popolo di fascisti e razzisti e opportunisti compreso i lavoratori che per noi comunisti sono sacri. Vorrei capire gli astensionisti a quale fascia sociale appartengono. Danno la possibilità di governo a chi rappresenta la minoranza degli italiani. Dicono che non sono rappresentati dai partiti che hanno governato cioè tutti tranne il PCI allora votatelo ma siccome come ho detto i valori dell’unico partito di SN non gli appartengono essendo la stragrande maggioranza degli Italiani fascisti mappatari e clienti di chi offre chimere.
il PCI coi suoi quasi 17 mila voti ha messo dietro anche le accozzaglie arcobaleno sicuramente dotate di maggior visibilità e più fondi. Per non parlare di chi, PSI, si è accodato al PD nella speranza di trovare qualche consenso. Il PCI unico a presentarsi col proprio nome e il proprio simbolo storico a differenza di altri arcobaleni o rossobruni che scompariranno dalla storia, ammesso che ne siano mai entrati , ci resterà per sempre…..
Buonasera, premetto che non ho tessere di partito o movimenti da 28 anni ma sono COMUNISTA sin da bambino .Ho militato in Rifondazione uscendo nel 1995 .PER QUESTA TORBATA EKETTORALE HO SOSTENUTO UN MIO CARO AMICO COMPAGNO COLANTUONO NELLA CIRCOSCRIZIONE ROMA E PROVINCIA.AVEVO SUBITO MESSO IN CHIARO CHE AVREMMO PRESO LE “BOTTE” CON IL SIMBOLO U.P. MA PURTROPPO ACERBO NON MATURA E RIMARRA SEMPRE ACERBO. VIVA IL COMUNISMO VIVA LA LIBERTÀ