La resa?

di Dipartimento Lavoro PCI

Giorgia Meloni accetta l’invito di Landini e interverrà al congresso CGIL il 17 marzo prossimo.
Un gesto di rispetto si legge da più parti … certo Meloni è il (o la) presidente del consiglio e “istituzionalmente” forse e doveroso e rispettoso per la sua carica invitarla.

Ma meloni è anche il (o la) segretario(a) di un partito erede (anche nella simbologia) del MSI e contiguo (per non dire altro) a formazioni neo o vetero fasciste.

Meloni è anche portatrice di politiche sicuramente contrarie ad ampliare e neppure mantenere i diritti di chi lavora. Proposte di nuova legge fiscale o di sostituzione del reddito di cittadinanza con la miseria del “MIA”, vanno nel verso di favorire i ricchi a danno dei poveri.

Ora ci sembra che questo gesto sia indicativo di una certa “neutralità” della CGIL (o della sua maggioranza vista la presa di posizione di Eliana Como – portavoce della sinistra CGIL – che, esplicitamente, dichiara di averlo saputo dai giornali) nei confronti di un governo che è tutto meno che dalla parte di chi lavora.

Una decisione, l’invito accettato, che entra nella linea della concertazione che mette una pietra tombale al concetto di “conflitto”.

Sentiremo cosa diranno Meloni e Landini e se sarà “critica”, “rispetto”, o qualcosa di più.

Assistendo a quello che sta succedendo in Francia a proposito delle pensioni ci sembra di assistere a una sorta di “tregua” di un conflitto mai iniziato.

Il torpore diventato forma di lotta? Il confronto viene relegato ai “tavoli” e alle strette di mano (rispettose, ci mancherebbe) diventa una sorta di “resa” di fronte alla ipotetica forza dell’avversario.

Un dubbio ci assale: non è, per caso, che bisogna comunque andare in un certo senso d’accordo con il governo per mantenere posizioni e concessioni? le stesse che, sempre sono quelle che hanno contribuito a trasformar un sindacato di massa, ma soprattutto di classe, in qualcosa d’altro che ha la concertazione (potremmo anche dire la mediazione tra padroni e lavoratori) come unica “forma di lotta” (o di resa).

Un sindacato che fondamentalmente non si pone il problema di “pretendere” (e lottare) ma di “chiedere” e vedere l’effetto che fa.

Perché, vedete care compagne e cari compagni, anche simbologicamente questo appare (ed è) quando si invita chi ha nel simbolo la fiamma del MSI e si trascura chi alza orgogliosamente e testardamente i simboli del lavoro.

Ad oggi al PCI nazionale non è arrivato alcun invito.

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