Più del 90% dei detenuti politici e dei confinati durante il Ventennio fascista erano comunisti.

Sandro Scardigli – Comitato Centrale PCI

Più del 90% dei detenuti politici e dei confinati durante il Ventennio fascista erano comunisti.

La maggior parte dei partigiani e dei guerriglieri urbani dei GAP e delle SAP erano comunisti.

Molti resistenti armati non comunisti aderivano alle Brigate Garibaldi comuniste-socialiste.

I partiti del CLN più determinati nella lotta armata popolare erano comunisti, socialisti e azionisti. La “Democrazia del Lavoro” e i liberali, pur presenti nella lotta armata partigiana, erano occupati in scontri di potere rispetto ai futuri assetti politici dell’Italia e operavano per ridurre al minimo la lotta armata e per attendere che le truppe alleate arrivassero. La DC comprendeva chi combatteva e chi, come i suddetti “attesisti”, aspettava l’arrivo degli anglo americani.

La Resistenza, soprattutto al Nord ma non solo, liberò città e le governò prima ancora che giungessero gli Alleati. La Resistenza fu necessaria per riscattare il popolo italiano dalla sudditanza al Fascismo. La Resistenza armò e portò al combattimento la classe operaia, i contadini e i ceti popolari, determinando così i contenuti sociali e politici più avanzati della futura Repubblica fondata sul Lavoro.

Presenza centrale e maggioritaria dei comunisti nell’opposizione al Fascismo all’interno del Paese; ruolo primario e imprescindibile dei comunisti nella lotta partigiana contro il nazifascismo; discesa in campo dei lavoratori e dei ceti popolari nella lotta armata contro l’occupante e i fascisti repubblichini.

È per questi motivi che si vorrebbe revisionare la storia, mettere i comunisti al pari dei fascisti, che si sono inventati, con la collaborazione di Giorgio Napolitano e del PD, il “Giorno del ricordo” sulle foibe.

Il protagonismo democratico delle masse popolari, che in primo luogo il PCI ha efficacemente rappresentato e guidato per decenni, fa ancora paura.

Ci dicono da più di trent’anni che il comunismo è morto. Quando scompare un comunista conosciuto dicono che “è morto l’ultimo comunista”. Ma nonostante che ci diano per morti parlano di noi tutti i giorni, più volte al giorno. Mai lo spettro di un “morto” ha fatto così paura ai ceti dominanti.

Forse questo “morto” è ancora vivo e vegeto, continuando ad alimentarsi delle ingiustizie sociali e facendo sperare a chi è vilipeso e offeso da questa società un futuro di vera libertà e uguaglianza.

Viva la Resistenza! Viva il Comunismo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *