Nota Segreteria Nazionale su morte Berlusconi

Con la morte di Silvio Berlusconi se ne va l’uomo che, nel nostro Paese, ha svolto una funzione storica di unificazione delle diverse anime della destra, da quelle ancora dichiaratamente neofasciste a quelle riconvertite al vocabolario e agli abiti istituzionali della repubblica parlamentare, tutte comunque contraddistinte dalla comune pregiudiziale anticomunista; un ricco imprenditore (con un patrimonio personale di 7,3 miliardi di dollari, secondo la rivista americana Forbes) le cui fortune si sono costituite a contatto con ambienti in odore di mafia, con personaggi come Licio Gelli, fondatore della Loggia P2 (di cui Berlusconi era tesserato), e discussi finanzieri come Roberto Calvi; un imprenditore che ha illecitamente costruito a proprio vantaggio uno stretto legame tra la politica e la comunicazione televisiva privata, potenziata a dimensione nazionale e in perenne antagonismo con quella pubblica. Insomma, un abile navigatore nel mare di uno scandaloso conflitto di interessi che nessuna forza politica ha saputo contrastare con successo e, ad oggi, nessuna legge è riuscita a scongiurare completamente.
Berlusconi ha impersonato un potere costruito ai limiti di ciò che consentono la Costituzione e le leggi italiane, affrontando in posizione di imputato dal 1994 – anno della sua elezione a deputato – la bellezza di una trentina di procedimenti giudiziari, in uno dei quali – nel 2013 – è stato condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici. Avvalendosi dei suoi non indifferenti mezzi economici e delle posizioni istituzionali via via ricoperte, il “berlusconismo” ha guadagnato spazio nell’immaginario collettivo: anche con una tale retrospettiva si spiega oggi il fatto inedito per la storia italiana di una Presidente del Consiglio attualmente in carica, di formazione e fede fascistoide.
Pur non riuscendo a concretizzare quella che fu l’aspirazione del fascista Giorgio Almirante, già segretario dell’Msi, di una modifica della Costituzione italiana in senso presidenzialista, Berlusconi ha tuttavia rappresentato la figura più influente nel passaggio politico dalla Prima alla “Seconda Repubblica”. Dal 1994 al 2011, egli ha ottenuto per ben quattro volte l’incarico di Presidente del Consiglio; ed è appunto a partire dal 1994, che ritroviamo gli infausti segni del suo passaggio: l’adozione di una legge elettorale denominata Mattarellum, dal nome del suo ideatore, di impianto maggioritario (pessimo sistema che nel 2005 Berlusconi peggiorò ulteriormente con la reintroduzione di un proporzionale gravato da liste bloccate e con un premio di maggioranza); il conseguente affermarsi di un sistema bipolare, tendenzialmente bipartitico (sul modello statunitense), progressivamente divenuto un mero confronto leaderistico, lo scontro diretto tra due leaders, quello del centro-destra contro quello del centro-sinistra; sul terreno economico, l’erompere della furia privatizzatrice, che purtroppo in questo ha trovato anche a sinistra dei validi partners dell’uomo di Arcore.
In conclusione. Una statistica sulla composizione del Parlamento italiano nel 2008 la dice lunga sugli effetti del berlusconismo: tra i parlamentari aumentano i dirigenti aziendali (dal 6,1 al 18,2 %), diminuiscono i sindacalisti (dall’11 al 3 %), diminuisce l’istruzione media dei parlamentari (tradotto: ad un forte incremento del reddito parlamentare si accompagna un forte peggioramento della qualità dei politici). Altro ci sarebbe da ricordare, ma ci fermiamo qui. Il rispetto per la morte e per il dolore dei congiunti non può far passare sotto silenzio quello che – nonostante i suoi successi elettorali e la sua grande capacità propagandistica – Silvio Berlusconi ha rappresentato in termini assai negativi per il nostro Paese.
LA SEGRETERIA NAZIONALE DEL PCI

4 Comments

  1. Marco

    Diciamo che nell’ultimo anno gli si può riconoscere anche una posizione corretta nei confronti del donbass e di zelenski, invisa e che ha gettato imbarazzo nei falcgi della guerra, meloni per prima, nonchè in passato una certa attenzione animalista ( contro la mattanza cattolica degli agnelli a pasqua ad esempio )….. per il resto tutto condivisibile quanto ricordato nella nota del PCI….inopportuno il lutto nazionale e la “santificazione” in generale mediatica

  2. Felice

    Liberarci di questi politici? Ribellione, lotta di classe

  3. Pietro Roccaro

    Condivido pienamente il contenuto della nota diramata dalla segreteria nazionale. La morte non deve essere un pretesto per fare dimenticare ciò che una persona è stata da viva e nel pieno delle sue funzionalità di gestione del potere. Il pietismo non deve offuscare il bilancio ed il conseguente giudizio complessivo. Soprattutto se stiamo parlando di storia.

  4. Fumasoli Mirco

    IL berlusconismo ha segnato in modo indelebile la vita politica e la stessa cultura nazionale. Le adesioni popolari al connubio “affari-politica”, con l’assoluzione a ogni sorta di malaffare, in cambio di “importante che governino bene”. Grave, quanto nefasta cultura. Il “dà lavoro a tanta gente”, invece che tanta gente lavora per LUI. Il comprare tutto e tutti. L’onnipotenza del denaro. ALtro che “liberale”. Anzi proprio liberale. Infatti. Un pensiero minimo. Poi, come dice Marco, qui sopra, qualche atteggiamento è migliore di quelli degli alleati più post-facisti. Ma non ci metterei,se posso permettermi , la “attenzione animalista”. Che roba è? Il brambillismo piccolo borghese? L’orsofilia che ignora gli esseri umani? Qui ai tempi si allevavano polli e maiali, per mangiarli. Non in modo intensivo, certo. Ma la vita dei proletari , dei braccianti, dei lavoratori era, è fatta anhe di braciole e di salsicce. Quindi, niente. Nessuno sconto su nessun fronte.

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