Risale al 2014 il primo protocollo fra il Ministero dell’Istruzione e l’ANPI per promuovere e sviluppare progetti didattici nelle scuole al fine di divulgare i valori della Costituzione e della Resistenza. Il protocollo, di durata triennale, è stato rinnovato nel 2017 e nel 2020. La prossima scadenza è il 30 settembre, ma col governo Meloni e l’avvento al Ministero auto-denominatosi “della Pubblica Istruzione e del Merito” del leghista Giuseppe Valditara, costui prima non ha risposto alle sollecitazioni dell’Anpi e poi, esploso il caso pubblicamente, ha dichiarato che non intende rinnovare il Protocollo con l’ANPI finché non verranno coinvolte anche altre associazioni partigiane, perché “la Resistenza non è monopolio dell’Anpi” e “non l’hanno fatta solo i comunisti”.
Il Ministro mistifica la realtà. Innanzitutto l’Anpi può prendere impegni per sè stessa e non spetta ad essa, “coinvolgere” altre associazioni, che hanno giustamente la loro indipendenza. Secondariamente l’Anpi non è e non è mai stata un’associazione “comunista”. Essa è una grande e aperta Associazione, che si propone di sostenere i valori della Resistenza e si batte per difendere e attuare la Costituzione, contro chi la vuole stravolgere. Come ha fatto negli anni scorsi anche contro il governo Renzi e fa ora contro chi sogna il ritorno all’Italia pre-risorgimentale spezzettata, attraverso l’autonomia differenziata.
L’Anpi è dunque una grande Associazione, che difende la sua autonomia, ha come faro la Costituzione e per questo possono aderirvi e di fatto vi aderiscono persone di diverse opinioni e tendenze politiche; può contare su 140.000 iscritti, e, piaccia o non piaccia, è presente su tutto il territorio nazionale. Essa ha messo a disposizione le sue competenze in questi anni negli incontri con gli studenti e coi docenti.
E non è certo il Protocollo con l’ANPI ad impedire che protocolli simili possano essere stipulati con altre Associazioni partigiane di ispirazione cattolica o repubblicana. Il Ministro lo sa bene. Ciò che dà fastidio è in realtà l’autonomia dell’Anpi, il fatto sostanziale che non sia funzionale ai progetti di revisione della storia a beneficio dell’abbellimento e rivalutazione della destra vetero e neo- nazifascista.
E’ questo il vero motivo per cui si attacca l’Anpi e non si vuole rinnovare il protocollo, un motivo in linea con l’ideologia politica della presidente del Consiglio Meloni, che non ha mai nascosto di essere fascista.. Si vorrebbe dunque impedire che le nuove generazioni possano avvicinarsi ad una conoscenza diretta della lotta di Liberazione, del sacrificio di tanti e tante giovani in quella lotta, e dunque oscurare le origini della Costituzione e i suoi caposaldi antifascisti e di ripudio della guerra.