Il governo Meloni si appresta a varare una riforma scolastica ispirata a un modello di formazione dalle conseguenze rovinose, che smantella la scuola come momento di formazione per tutti

PCI – Dipartimento Scuola, Università e Istruzione

Lo scorso 18 settembre è stato approvato dal consiglio dei ministri il disegno di legge, già propagandato dal ministro dell’Istruzione e del Merito come la “riforma che cambierà le regole della scuola e ripristinerà l’ordine in classe”, incentrato principalmente sulla cosiddetta “filiera tecnologico-professionale”.

Al di là dell’insistenza sulle novità riguardanti la disciplina scolastica, peraltro ispirate a una mascherata concezione punitiva della stessa, aspetto centrale della riforma degli Istituti tecnici e professionali è la sperimentazione del modello 4+2, cioè la creazione di percorsi scolastici quadriennali, seguiti da due anni da svolgere presso le Its Academy, mirati a formare forza-lavoro addestrata a produrre senza pensare.

È un approccio che ha come obiettivo un’istruzione appiattita quasi esclusivamente sulle esigenze del mercato del lavoro e del capitale, una iniziativa pseudo-educativa, in cui le discipline teoriche che aiutano gli studenti nella costruzione del pensiero saranno quasi del tutto sostituite da una “formazione pratica” funzionale alle esigenze della produzione capitalistica.

In questo contesto, anche i docenti, così come li conosciamo, sono destinati pian piano a scomparire. La loro formazione culturale, fondata su lauree, master di specializzazione e/o dottorati di ricerca e necessaria per stimolare negli studenti la formazione di un pensiero critico, non sarà più utile per l’addestramento-praticantato richiesto dalla riforma. Saranno quindi sostituiti da “esperti”, scelti fra i rappresentanti del capitale e interessati soprattutto alla formazione di una obbediente forza-lavoro.

Questa riforma è particolarmente nociva perché si basa sull’idea abilmente veicolata e supinamente accettata che il compito della scuola sia principalmente quello di preparare i giovani a trovare posto nel mondo del lavoro.

Un’idea fallace che contraddice il principio costituzionale secondo il quale compito e obiettivo primario della scuola è formare cittadini e cittadine in grado di osservare la realtà che li circonda, elaborare categorie mentali atte ad analizzare i fenomeni, costruire una visione critica e innovativa di sé stessi e della società in cui vivono.

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