No alla guerra: due Stati per due popoli!

Di Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI

L’attenzione dell’insieme degli organi di stampa e di informazione è rivolta, e non potrebbe essere altrimenti, a ciò che è accaduto nei giorni scorsi in Israele, a ciò che si prospetta.

Alle immagini, drammatiche, dell’attacco condotto dalle milizie di Hamas provenienti dalla Striscia di Gaza essenzialmente nei confronti di civili israeliani, che ha provocato almeno 900 morti, un numero imprecisato di feriti e la cattura di alcune centinaia di ostaggi, hanno fatto seguito quelle della reazione israeliana.

Questa, oltre all’uccisione di 1500 miliziani di Hamas, si è concretizzata in pesanti e ripetuti bombardamenti su Gaza, preludio alla preannunciata imminente invasione via terra, che allo stato hanno provocato oltre 700 vittime, essenzialmente civili.
Siamo di fronte ad un bilancio oltremodo pesante, destinato ad aggravarsi sempre più, ed il rischio di un allargamento del conflitto, come sottolineato da più parti, è reale.
La corsa a schierarsi, prima ancora che quella a comprendere le ragioni poste alla base di ciò che accade, è prontamente partita.
Ciò che la drammatica vicenda in atto conferma è che la violenza chiama violenza, in una spirale che allontana sempre più dalla soluzione, necessaria e possibile, al problema di fondo rappresentato dall’irrisolta questione palestinese.

È un dato di fatto che i pronunciamenti e le delibere dell’ONU circa la necessità di affermare, con l’esistenza dello Stato di Israele quello di Palestina (due popoli, due Stati) sono rimaste sulla carta a discapito di quest’ultimo, mai nato, e che a ciò ha fatto seguito una politica israeliana che attraverso gli insediamenti dei propri coloni, sostenuti militarmente, ha progressivamente ridotto gli spazi riconosciuti e da riconoscere ai palestinesi (quelli antecedenti la guerra del 67), ne ha immiserito le condizioni, compresso la libertà, in un crescendo che ha portato tanti a parlare di genocidio.
Una situazione che ha investito la Cisgiordania e segnatamente la Striscia di Gaza oggi in questione,
divenuta nel tempo una prigione a cielo aperto.

Una politica inaspritasi ulteriormente per responsabilità dei governi Netanyahu e delle forze conservatrici e reazionarie che l’hanno sostenuto e lo sostengono, degli USA, che tali politiche hanno ispirato, sicuramente coperto.
Una situazione che oggettivamente ha alimentato ed alimenta tra i palestinesi, ed in tanta parte della popolazione araba, musulmana, un sentimento anti israeliano, una sorta di “brodo di coltura” nel quale affondano le proprie radici le forze più estremiste, il terrorismo, Hamas, quanti hanno interesse a mantenere lo status quo, funzionale anche ai molteplici interessi geo strategici in campo.
Per porre fine a ciò che sta accadendo, a ciò che si preannuncia, servono azioni concrete, che sarebbe lecito aspettarsi, tra gli altri, dall’Unione Europea, in particolare dal governo Meloni, che allo stato si è semplicemente allineato agli USA e che con tanta parte delle forze di opposizione, a partire dal PD, si limita a sottolineare il diritto di Israele ad esistere, di difendersi, profferendo parole di circostanza circa quello della Palestina di potere fare altrettanto, con buona pace della retorica tra occupati ed occupanti profusa a piene mani in altri frangenti.
Serve passare dalle parole ai fatti, giungere al cessate il fuoco, operare in direzione di una soluzione politica al conflitto.

La risposta è e resta quella dei due popoli, due stati, e affinché ciò si affermi, è necessario che i diversi Paesi riconoscano lo Stato Palestinese.
Al di fuori di ciò non resta altro che il ciclico ripetersi di una spirale di violenza che si evidenzia sempre più feroce e che allargandosi spinge sempre di più in direzione del baratro.

Noi, il PCI, in tale ottica, siamo e restiamo al fianco del popolo palestinese, delle sue legittime aspirazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *