A PROPOSITO DELL’EREDITÀ DEI BENETTON

Una nota di oggi sul Corriere della sera riferisce in che modo i Benetton di Ponzano Veneto abbiano deciso di spartirsi l’enorme patrimonio ereditato. La cosa non è interessante in sé. Quello che però è utile sapere è come quel patrimonio sia stato accumulato; e cioè principalmente grazie alla gestione della società Autostrade, responsabile del crollo del ponte Morandi a Genova. Una gestione che consentiva ai Benetton “di ricavare una tombola di circa 300 milioni di euro l’anno in contanti. La loro fortuna – osserva il giornale – non sono stati solo i maglioncini colorati ma i pedaggi autostradali”.

Ci vengono in mente in proposito due considerazioni.
Prima: qualcuno al governo aveva prospettato la gestione pubblica della società Autostrade, così che i ricavi andassero allo Stato e non si risparmiasse sulla sicurezza. Ma poi devono averci ripensato, e così di nazionalizzazione di Autostrade non si parla più. E invece sarebbe il caso di tornare a riparlarne.
Seconda: gli eredi Benetton hanno beneficiato del fatto che non c’è più l’imposta di successione sui grandi patrimoni, che fu abolita nell’era Berlusconi.
Ne hanno beneficiato da allora eredi di molti ricconi, tra cui gli Agnelli, gli stessi Berlusconi e i Benetton. Meno entrate nelle casse dello Stato a beneficio dei più ricchi, più debito pubblico caricato sulle spalle di tutti gli italiani.

Lo stesso discorso vale per l’Irpef progressiva sugli altissimi e alti redditi, la cui aliquota è stata abbattuta dal 72% al 43%. Con lauto beneficio tra l’altro anche dei calciatori super-pagati, che non sapendo come spendere si dedicano alle scommesse, lecite e clandestine.
Sarebbe il caso dunque di tornare a chiedere il ripristino dell’imposta di successione, in maniera progressiva dal milione in su, e di ripristinare la progressività dell’Irpef per gli alti e altissimi redditi. Misure di giustizia sociale, e anche di pubblica igiene.

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