985 morti sul lavoro nel 2023, i complici del massacro

Sicurezza sul lavoro: 2023, un anno terribile.
di Dipartimento Lavoro PCI

Riteniamo necessario fare un primo bilancio su quello che è successo nei luoghi di lavoro.

Dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti la crescente precarietà, le espulsioni dal lavoro di migliaia di donne e uomini, la povertà che colpisce lavoratrici e lavoratori dovuta a retribuzioni sempre più basse (soprattutto in relazione all’aumento del costo della vita) e insufficienti a condurre una vita dignitosa* (Art. 3 della Costituzione), le condizioni di lavoro non consone di un paese che vuole essere civile, la progressiva cancellazione dei più elementari diritti di chi lavora, il progressivo allungamento vita lavorativa e l’allontanamento dell’età pensionabile … una situazione che dovrebbe muovere almeno a indignazione e che, invece, viene ritenuta inevitabile e alla quale ci si deve rassegnare.

Una situazione che non viene affrontata dalla legge di bilancio da poco approvata che prevede al massimo alcuni una-tantum, dei bonus a scadenza, degli incentivi soprattutto alle imprese e che non prevede gli investimenti necessari per a risolvere (o iniziare a farlo) i problemi di chi deve lavorare per vivere.

Sempre di più il lavoro è considerato solo una merce, le lavoratrici e i lavoratori diventano “capitale umano”, “cose”, parti di un meccanismo diabolico. Il loro benessere viene considerato un costo che si deve abbattere in nome del mercato e del profitto.

Non si spiegherebbe altrimenti la “sottovalutazione” e la sostanziale indifferenza di chi dovrebbe risolvere i problemi del paese di fronte alla mancanza di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Un effetto delle cause sopra enumerate che, anche se le statistiche istituzionali (quelle che tengono conto solo delle denunce a INAIL) fanno capire il contrario, è in crescita esponenziale. Soprattutto nell’anno appena trascorso.

Se si segue il lavoro di monitoraggio che conduce, da 16 anni, Carlo Soricelli con il suo Osservatorio Nazionale morti sul lavoro si capisce come i luoghi di lavoro siano un vero e proprio campo di battaglia.

Nel 2023 sono morti 985 lavoratrici e lavoratori per infortunio nei luoghi di lavoro, esclusi i decessi in itinere. Un numero impressionante che supera di 230 unità il già tremendo risultato del 2022. Un incremento di oltre il 30%. E questo senza contare le malattie professionali e gli infortuni gravi e invalidanti che, comunque, rovinano la vita di chi ne è vittima.

Non c’è nulla che permetta di essere soddisfatti o indifferenti.

La mancanza di sicurezza sul lavoro (che comprende anche la questione salariale, il dover lavorare anche in età avanzata, la precarietà e quant’altro) è una priorità che non può né deve essere trascurata.

Chi non agisce e dovrebbe farlo, non solo è indifferente o “distratto”, è complice di quello che è un vero e proprio massacro.
*Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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