Per la pace, contro la guerra!

Da quasi due anni la guerra tra Russia ed Ucraina, che si doveva e poteva evitare, si è imposta all’attenzione generale, il bilancio, drammatico, della stessa è sotto gli occhi di tutti.
La scelta occidentale di inviare all’Ucraina grandi quantità di armi, sempre più sofisticate, addestrandone contemporaneamente i suoi militari all’uso, da tempo dichiaratamente volta a sconfiggere la Russia, accompagnata dall’adozione di sanzioni finanziarie ed economiche nei confronti della stessa ( per l’UE si tratta del decimo pacchetto) non ha prodotto i risultati attesi.

La controffensiva ucraina, lanciata nell’estate scorsa, infatti, come evidenziato dalla maggior parte degli osservatori, non ha sortito i risultati sperati; le stesse sanzioni, più ancora che nei confronti della Russia, hanno finito con l’incidere pesantemente soprattutto sulle prospettive di crescita dell’Europa, e con essa del nostro Paese, scaricandone i costi innanzitutto sulle condizioni dei ceti popolari, alimentando una sempre più grave crisi sociale, l’insofferenza di tanta parte dell’opinione pubblica occidentale.
Nonostante ciò la guerra per procura condotta dagli ucraini per conto degli USA, della NATO, non è messa in discussione, rischia di protrarsi nel tempo, e la possibilità di una sua espansione resta alta.
E’ un dato di fatto che la scelta della pace continua a non essere all’ordine del giorno.

La posta in gioco del conflitto è sempre più evidente: l’ordine internazionale.
L’assetto geopolitico affermatosi dopo la “guerra fredda”, infatti, è progressivamente messo in discussione, oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri Paesi (emblematica l’espansione dei cosiddetti BRICS) che insieme rappresentano la stragrande maggioranza dell’umanità.
Un insieme di Paesi che, pur assai diversi tra loro, propugnano un assetto multipolare, paritario (emblematica la rinuncia al dollaro in tante transazioni) di contro a quello unipolare a trazione USA, paesi che non assecondano la politica occidentale che tale assetto, invece, intende imporre ad ogni
costo, anche con la guerra.
La situazione è sempre più preoccupante, la propaganda bellicista impera, e chi propone una lettura
diversa da quella a senso unico offerta dal nostro sistema massmediatico, largamente sempre più
asservito ai poteri forti, dei quali è largamente espressione diretta, è additato come “amico di Putin”.
Noi, il PCI, ci battiamo da sempre contro le posizioni che alimentano il conflitto, contro la decisione di inviare sempre più armi all’Ucraina, contro le sanzioni in atto, per l’uscita dell’Italia dalla NATO.

Non abbiamo assecondato la politica che il governo Draghi ha fatto propria, in spregio all’articolo 11 della Costituzione, mortificando ancora una volta il ruolo del Parlamento, nonostante il parere contrario della maggioranza dei cittadini, e non assecondiamo il governo Meloni, che quella politica ha dimostrato di condividere e praticare appieno, pur a fronte delle rilevanti negative ricadute finanziarie, economiche, sociali che porta con sé.

Noi, il PCI, insistiamo per la de-escalation, per il cessate il fuoco, perché prevalga la ricerca del dialogo, la negoziazione, affinché si affermi una soluzione politica del conflitto, necessaria e possibile assieme.
Una soluzione alla quale non stanno guardando, con altri, nei fatti, né l’Unione Europea, che schierandosi con una delle parti in causa ha abdicato sin dall’inizio al ruolo di mediatore che doveva e poteva esercitare, né tanto meno il nostro Paese, impegnato a proporsi come il più fedele alleato dell’alleanza euro atlantica a guida statunitense.
Anche per questo, ricercando la massima unità possibile, siamo impegnati a rilanciare, in Europa ed in Italia, un autentico movimento per la pace, che per sua natura non può essere piegato a logiche di parte, come vorrebbero i fautori della guerra, ma ancorato all’idea della pace “senza se e senza ma”.
Insistiamo: la pace non abbisogna di armi, ma di politiche a ciò funzionali. Con queste convinzioni, con queste posizioni, il PCI è e resta in campo.

La Direzione Nazionale del Partito Comunista Italiano

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