Colloquio con Yousef Salman responsabile della comunità palestinese di Roma e del Lazio

a cura di Bruno Steri (Segreteria Nazionale PCI, redazione REC – Ragioni e Conflitti)

In relazione agli avvenimenti che hanno riacceso il conflitto israelo-palestinese, la propaganda mediatica dimentica puntualmente di menzionare i 75 anni della diaspora palestinese e la realtà delle condizioni di vita nei territori occupati da Israele, in particolare nella striscia di Gaza. Si tratta di un vergognoso vuoto informativo che ingannevolmente omette il contesto in cui quei fatti si sono prodotti: ciò va detto poiché la storia del suddetto conflitto non è certo iniziata lo scorso 7 ottobre 2023.                                                 

E va detto sapendo anche che Hamas, l’organizzazione politica che amministra Gaza dal 2007 e che ha rivendicato la sortita del 7 ottobre, ha avuto storicamente significativi dissensi con l’OLP (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina), a cominciare dal suo approccio confessionale e dal suo progetto di costituzione di uno Stato islamico. Il Partito Comunista Italiano ha fatto e continua a far propria la parola d’ordine dell’OLP “Due popoli due stati”, nonostante che molti commentatori qui in Europa approfittino dell’indebita espansione degli insediamenti di Israele e dei suoi coloni per dichiarare inattuabile la sua applicazione.                                                                       

Tu che sei il Presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio come vedi, anche rispetto a questi giudizi, gli sviluppi futuri dell’eroica lotta del popolo palestinese? E quale concreto contributo possiamo dare in Italia e in Europa noi comunisti per vedere finalmente in Medio Oriente la nascita di uno Stato palestinese?

LA RISPOSTA DI YOUSEF SALMAN

Quasi tutti i mezzi d’informazione e gli uomini politici occidentali vogliono far credere che il conflitto mediorientale sia iniziato il 7 ottobre 2023; e non si sforzano minimamente di ricordare che è un conflitto che perdura da più di 75 anni, da quando le potenze occidentali colonialiste riuscirono ufficialmente ad instaurare lo stato di Israele sulla terra palestinese.

Anche quest’ultima ondata fa parte di questo disco rotto (un disco che, ad intensità diverse, si ripete quasi ogni 2-3 anni e da più di 75 anni): la crudeltà e gli obiettivi sono predeterminati e definiscono sempre la fotocopia dei passi della politica imperialista-capitalista-colonialista occidentale contro il popolo palestinese e la nazione araba. Non è una coincidenza l’arrivo dopo pochi giorni in Israele del presidente USA Biden, accompagnato da due portaerei e migliaia di soldati yankee: e non per frenare la reazione israeliana e invitare Israele a ragionare, a trovare una soluzione applicando le leggi e la legalità internazionale. Tutto al contrario, per invitarli ad andare avanti senza temere nessuno: “Massacrateli, prendete armi, soldi e noi siamo con voi”.

Questo atteggiamento ha dato mano libera ad Israele, per continuare il suo massacro: uno sterminio che credevano di concludere questa volta e una volta per sempre, distruggendo più di 3/4 di Gaza, creando più di 1 milione e 900.000 sfollati e massacrando più di 100 mila palestinesi (fra morti, feriti e disabili), con la dichiarata intenzione di buttare il popolo di Gaza verso il Sinai in Egitto; per poi, il giorno dopo, buttare i tre milioni della Cisgiordania verso la Giordania o altri Paesi del mondo, sulla base dell’unica visione e dell’unica soluzione che il governo di estrema destra prevede per la questione palestinese.

Israele, sostenuto a tutti i livelli dai suoi padroni e protettori occidentali, usa Hamas e la lotta contro Hamas come pretesto per arrivare al suo vero obiettivo. Alla base del conflitto c’è sempre il discorso teorico e ideologico sulla natura dello stato futuro: stato confessionale-religioso (ebraico come lo vuole Israele, islamico come lo vogliono Hamas e fratelli musulmani) o laico democratico, dove possano vivere insieme ebrei, cristiani, musulmani e non credenti, come vogliono Al Fatah, l’OLP di Arafat e la maggioranza del  popolo palestinese. Tutti i dettagli del conflitto sin dall’inizio girano attorno a questo punto cardine.

I palestinesi, forti della loro giusta causa e della carica ideologica che li guida, sono convinti più che mai che la vittoria sarà dalla loro parte: è semplicemente questione di tempo. Perché la soluzione – in Palestina, Terra della Pace, dove sono nate le tre religioni monoteistiche – a livello strategico non può che essere uno stato democratico e laico di tutti.

Israele, com’è ormai chiaro a tutti, è un progetto dell’impero occidentale nel cuore del mondo arabo; è nato per svolgere il ruolo del cane da guardia per gli interessi delle potenze coloniali in questa area ricca e strategica del mondo. E’ il bastone posto sulla testa degli arabi, nella mano dell’impero attuale dominante, attraverso il quale riescono a dividere, controllare, dominare e rubare agli arabi le loro ricchezze naturali (petrolio, gas, minerale…) e geopolitiche (il Canale di Suez, il Mar Rosso e il Mediterraneo, cuore del mondo), semplicemente per i loro interessi e non per gli interessi degli ebrei che sono stati perseguitati e massacrati in Europa. Infatti il progetto è stato ideato e realizzato prima della seconda guerra mondiale dall’impero britannico (Dichiarazione di lord Balfour del 2 novembre 1917) e successivamente dall’impero attuale, quello USA. Per questo il presidente Biden più di una volta ha dichiarato: se Israele non fosse esistito, avremmo dovuto crearlo. Questo spiega il sostegno incondizionato degli USA allo stato d’Israele sin dalla sua nascita nel 1948 ad oggi ed in futuro, a livello economico, militare e politico.

Credo che è chiaro a tutti anche che non sono i palestinesi e gli israeliani che vogliono continuare a morire da soli e da più di 75 anni, ma che i veri nemici della pace sono quelli che traggono benefici dal conflitto e dal massacro infinito, ovvero l’impero e i suoi servi. L’unica speranza per tutti noi amanti della pace e della convivenza è la fine di questo sistema capitalista assassino e bastardo: ormai i cambiamenti mondiali prima o poi produrranno la sua ineluttabile fine.

Le lotte, la resistenza dei popoli oppressi e la solidarietà degli uomini e dei popoli che lottano in ogni parte del mondo per la libertà, la giustizia e la pace non sono mai state invano.

A prescindere da tutti gli scenari, il popolo palestinese non lascerà la sua terra e continuerà la sua resistenza (che ormai ha superato il secolo); e prima o poi ce la farà ad avere la sua pace, la giustizia e la realizzazione dei suoi legittimi diritti, sulla base delle risoluzioni dell’ONU e della legalità internazionale.

Questo lo dice e lo conferma la storia: L’Algeria, il Vietnam, il Cile…: perché non è mai stato sconfitto nella storia un popolo che lotta per la libertà e la giustizia.

Insieme per un mondo diverso, più civile e più giusto.

Yousef Salman

Presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio

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