LA GUERRA È PACE: IL GOVERNO MELONI NE DÀ PROVA

di Segreteria Nazionale FGCI

La Federazione Giovanile Comunista Italiana condanna fermamente gli atti di inaudita violenza compiuti dalle forze dell’ordine nella giornata di ieri, in varie piazze italiane, contro studenti, lavoratori e quanti, al loro fianco, scesi in piazza a manifestare la propria solidarietà e il proprio sostegno al popolo palestinese, sintomo più eclatante della natura repressiva e reazionaria del Governo Meloni e dei suoi apparati.

Vorremmo soffermarci, segnatamente, su quanto occorso a Pisa, ove un corteo di pacifici studenti è stato brutalmente aggredito, con metodi e scene che ricordano più il Cile di Pinochet che una “moderna democrazia occidentale”, per dirla con le parole di chi questo vorrebbe farci credere. E invece no: cariche in condizioni alquanto opinabili, manganellate per ferire e non per disperdere, fermi di inermi manifestanti che ci riportano ad altri luoghi, ad altri tempi.
In una lettera di denuncia, persino alcuni docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa non stentano a definirsi sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, proprio di fronte all’istituto. Un pacifico corteo composto da studenti, per lo più minorenni, che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, manganellati senza motivo per aver tentato di sfilare in Piazza Cavalieri. La dinamica riportata è ancora più inquietante: agenti in assetto antisommossa che attendono ragazzi inermi con scudi e manganelli poco prima dell’ingresso sulla piazza, dalla parte opposta altre forze dell’ordine che sbarrano la via all’altezza di Piazza Dante. In via Tavoleria un’altra squadra con scudi e manganelli. Una scena da macelleria messicana, che ci riporta alle scene agghiaccianti del G8 di Genova, ma nello stesso anno in cui l’Italia assume la Presidenza del G7. Cariche contro giovani con le mani alzate, contusioni, lividi e ossa rotte: una storia che conosciamo bene. L’avvenire del nostro Paese chiuso in un imbuto e riempito di botte, metafora dei bui tempi che si prospettano.
In occasione della giornata di sciopero generale per la Palestina, che ha visto da un capo all’altro d’Italia scendere in piazza sindacati di base, studenti, pacifisti che non hanno lasciato inascoltato l’appello dei Giovani Palestinesi d’Italia, a Firenze è finita nel sangue, con una ragazza ferita al volto da una manganellata. Un “eccesso di zelo”? Assolutamente no. Anche a Catania la linea del Ministero dell’Interno è stata uguale: reprimere, intimorire, stroncare.

Si è di fronte ad una fase politica di chiara intolleranza nei confronti dell’esercizio democratico di manifestare, diritto costituzionale e civile ancor prima, se proprio di una “democrazia”. La sua “difesa”, con la quale spesso si giustificano atti come quelli visti ieri, non può comunque spiegare l’accanimento contro ristretti gruppi di giovani inermi che non costituivano di certo un pericolo per la sicurezza pubblica, ancorché protagonisti di manifestazioni spontanee o non autorizzate. Sin dal suo insediamento, il Governo Meloni ha sempre operato nell’inasprimento delle pene contro chi lotta, con numerose norme approvate ad hoc – ricorderemo tutti gli aspri dibattiti intorno al “Decreto Rave” – e misure intimidatorie verso lavoratori e studenti, fuori e dentro le scuole (si veda la riforma del voto in condotta promossa dal Ministro Valditara). Il messaggio è chiaro: non manifestate, è pericoloso.

Ma cosa si nasconde dietro questi atti di deliberata violenza? La risposta ci appare abbastanza chiara: tutta la debolezza di un Governo, di un Occidente in cui le sempre più evidenti contraddizioni interne costringono alla repressione di ogni dissenso, anche il più innocuo e pacifico, pur di mantenere il controllo assoluto su di un sistema che giorno dopo giorno va sfaldandosi inesorabilmente. Contraddizioni così forti e così gravi che trovano nei paesi capitalisti, nessuno escluso, una sola ed ovvia risposta: la guerra.
Si osservino a tal proposito le più recenti posizioni assunte dal Governo e dal Parlamento italiano in merito ai conflitti in Ucraina e Palestina: da una parte il rinnovato supporto economico e militare al governo di Kiev, dall’altra il sostegno al “bellum iustum” condotto dallo Stato di Israele, lo stesso che da quasi ottanta anni procede nel genocidio sistematico di un intero popolo, violando norme internazionali e risoluzioni ONU, attaccando chiunque non la pensi come sé. Ecco che la nostra “moderna democrazia occidentale” rivela il proprio volto, malcelato da un pietismo che può abbindolare solo i più sciocchi o i più vili.
La reazione democratica emersa dalle piazze di questi mesi, di questi giorni, giunge adesso alla esasperazione, in una fase politica internazionale in cui forze e agenti vecchi e nuovi vanno riconfigurandosi, sfaldandosi o ricompattandosi, e la quale non cela già più scenari che fino a poco tempo fa l’Occidente avrebbe ritenuto come inediti e impossibili. Pertanto la necessità di reprimere, pertanto la necessità di mettere a tacere: la democrazia, quella vera, fa paura. A maggior ragione se agìta dalle giovani generazioni, da chi alza la testa e lotta per un futuro migliore.

No! Non è il momento di cedere di un passo. Solidarizziamo con gli studenti feriti e rinnoviamo il nostro sostegno alla causa del popolo palestinese. Ci opponiamo alla repressione che, in Patria come in terra di Palestina, è l’unica via che rimane nelle mani di chi affama i più deboli, di chi opprime gli sfruttati, di chi vorrebbe annientare il futuro di intere generazioni per imporsi. Non ci facciamo illusioni sulle belle parole dei Governi, non sottovalutiamo la loro forza: lavoriamo piuttosto affinché la rabbia delle piazze si estenda a chi non ha ancora preso coscienza, operiamo affinché studenti e lavoratori non solo uniti, ma anche organizzati, possano, affermandosi, sopprimere l’unica libertà su cui si fondano gli stati borghesi: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

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