Europee 2024: un’altra occasione mancata.

La scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo è alle porte e molte sono le liste elettorali che si preparano ad entrare in lizza..
Il Partito Comunista Italiano, nei mesi scorsi, ha reiterato un appello affinché si promuovesse un fronte volto a mettere in campo una proposta realmente alternativa alle politiche che si sono affermate e che si prospettano a livello europeo.

Tali politiche, infatti, improntate al liberismo economico, alla crescente centralizzazione dei processi decisionali, al militarismo ed all’interventismo nelle relazioni internazionali, sono alla base  delle crescenti difficoltà dell’Unione Europea sul piano economico e sociale, del precipitare della condizione materiale di gran parte della sua popolazione, del suo essere sempre più immersa nella deriva bellicista promossa dalla rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense.

Per il PCI ciò che serve è  un’Europa dei popoli, che rifiuti concretamente la logica della guerra, dei blocchi contrapposti, che divenga propugnatrice di pace, di un mondo multipolare, un’Europa che volga al progresso, alla giustizia sociale, quindi assai diversa da quella perseguita negli anni dal centrodestra e dal centrosinistra all’insegna del pensiero unico.
E’ in considerazione di ciò che il PCI, non ha fatto propria la proposta  della  lista “Pace, terra, dignità”, presentata nella giornata del 14 Febbraio.

Essa, infatti, ancorché affronti positivamente alcune delle questioni poste, non scioglie  rilevanti nodi  di merito, a partire da quelli relativi alla politica internazionale, quali il superamento della NATO, il carattere dei conflitti in atto, segnatamente quello tra Israele e Palestina,  prospettando per tanta parte una sorta di generico pacifismo; e alla natura dell’Unione Europea e al suo superamento.

“Pace, Terra, Dignità”  ha così finito con il configurarsi  sempre più come una lista il più possibile trasversale, inclusiva, quindi sempre meno caratterizzata, indisponibile a  rendere riconoscibili  le diverse soggettività chiamate a farne parte.
E’ a fronte di ciò che il PCI ha insistito perché si desse vita ad una lista che, in un’ottica frontista, fosse volta a valorizzare anche simbolicamente le diverse sue componenti, a prospettare una  reale rottura rispetto alle proposte in campo.
Una lista, questa, che sino al pronunciamento della Commissione Affari Costituzionali del Senato, voluto dalla maggioranza di centrodestra, ennesimo atto antidemocratico volto a rendere sempre più difficile l’accesso al Parlamento a chi ne è escluso, non era nemmeno tenuta alla raccolta delle firme necessarie alla sua presentazione in quanto sostenuta da forze parlamentari europee riconosciute.

Come noto, per diverse ragioni, essenzialmente riconducibili alle volontà, alle scelte di diversi soggetti interessati, tale lista non si è concretizzata, configurandosi come un’ulteriore occasione mancata per la sinistra di classe, anticapitalista.
Per il PCI resta l’esigenza di caratterizzare il lasso di tempo che intercorre tra oggi e la data delle elezioni europee con una forte e crescente iniziativa, volta a fare comprendere la reale posta in gioco, ad aggregare, attorno ad una politica realmente alternativa, chi non si rassegna alla situazione data, che ad un progressivo precipitare delle condizioni del mondo del lavoro, dei ceti popolari, dei più, e ad una drammatica crisi sociale, accompagna  il rischio concreto della guerra su larga scala quale risposta alla crisi del sistema.

Per queste ragioni, per questi obiettivi, il PCI, che sarà presente, da solo o con altri, in tante realtà del Paese chiamate anche alle elezioni amministrative, è e resta in campo.

                                                                                   Il Partito Comunista Italiano

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