Il privato nella sanità nazionale e regionale

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Una nostra analisi ne chiarisce dimensioni, processi ed esiti

Dato l’avanzato livello di degrado in cui si trova il Servizio Sanitario Nazionale per effetto delle politiche di aziendalizzazione e privatizzazione attivate dalle forze politiche neo liberiste, il PCI insieme ad altre forze politiche, sindacali e di movimento anti neoliberiste ha attivato un gruppo tecnico di lavoro per analizzare lo sviluppo del privato nella sanità nazionale e regionale, di cui queste brevi note rappresentano la sintesi, mentre l’intero documento è disponibile in formato pdf.

Le principali espressioni del privato in sanità sono rappresentate da:

a) privato convenzionato per l’assistenza ospedaliera, extraospedaliera (territoriale, diagnostica, specialistica) e residenziale;
b)  spesa diretta delle famiglie per visite, analisi, farmaci, ricoveri etc.;
c) spesa intermediata da fondi e assicurazioni private attivate per lo più tramite accordi sindacali di categoria.

Obiettivi:
a) riassumere le evidenze disponibili in letteratura scientifica sugli effetti del privato nell’assistenza sociosanitaria;
b) produrre un quadro concettuale (framework) capace di descrivere gli effetti del privato in sanità sul paziente e sull’ecosistema sociosanitario;c)
descrivere le evidenze disponibili per ciascuna delle tre tipologie di investimento privato in sanità per l’Italia e l’Umbria rispetto a dimensioni, sviluppo nei processi assistenziali, esiti per il pz. e l’eco sistema socio sanitario.

Materiali e metodi: sono state attivate tre linee di ricerca bibliografica su:

a) revisione sistematiche e studi relativi agli effetti del privato in sanità;
b) report ministeriali e di agenzie nazionali contenenti dati sul fenomeno indagato;
c) quadri concettuali capaci di descrivere gli esiti per il paziente e per l’ecosistema sociosanitario.

Risultati:
a) la letteratura scientifica disponibile non evidenzia benefici del privato in sanità né depone per una sua non inferiorità nei confronti della gestione pubblica, dati i riscontri negativi in termini di disequità di accesso alle cure efficaci, sicurezza, qualità assistenziale, costi per i cittadini e il pagatore, spoliazione delle funzioni assistenziali, centralità della malattia per sostenere il business, concorrenza per risorse scarse quali fondi e personale e noti problemi di regolazione e rispetto di norme e contratti;
b) sulla base di un quadro concettuale sviluppato nel 2017 dall’Imperial College al fine di monitorare gli effetti del privato sulla Copertura Sanitaria Universale e delle risultanze di cui al punto precedente è stato prodotto un quadro concettuale che sintetizza le principali variabili che illustrano gli effetti del privato in sanità rispettivamente per il paziente e per l’ecosistema socio sanitario;

in questa sede se ne fornisce una prima applicazione relativa alla regione Umbria;

c) vengono illustrati, per ciascuna tipologia di privato in sanità, sviluppo in Italia e a livello umbro: c.1) nel privato accreditato sono documentate crescite maggiori nella assistenza extraospedaliera, dove i settori della diagnostica di laboratorio e strumentale, della specialistica (non solo odontoiatria, ora tutte le branche sono interessate) e l’assistenza residenziale sono appaltati in quota prevalente al privato accreditato sia in Italia che in Umbria; nell’assistenza ospedaliera molte regioni importanti hanno un terzo o più (Lazio, Lombardia,) di strutture private accreditate, in Umbria la percentuale si ferma all’8%;

c.2) la spesa privata rappresenta in soldoni “la privatizzazione che mette le mani in tasca alle famiglie”; il “prelievo” incide per oltre il 20% della spesa sanitaria totale con costi stimabili in Umbria pari a circa 70€ pro capite per il circuito pubblico (tickets, intramoenia e differenza nel prezzo di riferimento per i farmaci) mentre il circuito privato drena circa 632 euro a testa (diagnosi, visite, acquisto diretto farmaci e altri dispositivi medici);

c.3) la spesa intermediata: nel 2021 con un tasso di copertura di fondi e assicurazioni pari al 20% in Italia e al 21% in Umbria, la mediana della spesa nazionale pro-capite di questa voce è stata pari a 266 € con valori umbri paria circa 200 euro, mentre si arriva a punte di 850 euro pro capite nel Lazio e a 401 € in Lombardia. Questo settore di spesa privata ha un andamento eterogeneo e alternante legato alle difficoltà a garantire condizioni di profitto stabili il che potrebbe produrre ulteriori misure statali a garanzia di tale settore, con ulteriore coinvolgimento delle organizzazioni sindacali in tale deriva distruttiva del SSN;

d) le misure degli esiti di salute per il paziente e per l’ecosistema sistematizzate nel framework qui proposto, evidenziano le carenze attese in base ai dati di letteratura, mentre mancano ancora i dati relativi al drenaggio di personale e risorse che subisce il nostro SSR per effetto della concorrenza del privato; a ciò va aggiunto che per effetto della trentennale attività di servizio al privato dello stato neoliberista italiano, sono stati imposti al SSN una serie di lacci e laccioli che ne limitato notevolmente la qualità, rendendo “conveniente” per chi può permetterselo il ricorso al privato.

Conclusioni. Questo studio, misurando sviluppo e criticità del privato in sanità, chiarisce che la convenienza del farvi ricorso è frutto della sregolazione imposta al servizio pubblico per risolvere la quale è necessario tornare a politiche di organizzazione appropriata dell’assistenza e di pianificazione partecipata, data l’evidenza disponibile sulla incapacità del mercato di allocare le risorse e garantire servizi capaci di rispondere equamente ai bisogni di salute e di assistenza.

Il dibattito sulla Sanità entrerà nel vivo in Umbria in occasione delle prossime elezioni regionali.

Qui si tratta di capire in tempi brevi se vi è una effettiva disponibilità a ragionare su un piano regionale da parte delle forze politiche che hanno dato vita al Gruppo Tecnico, dando priorità al Comitato regionale per la difesa della Sanità Pubblica,

 In questa direzione vanno promosse sinergie per metter questi dati al centro dell’attenzione politica degli Umbri.

 Come ipotesi di lavoro in Umbria potremmo:

– diffondere il rapporto a tutte le organizzazioni (sociali, sindacali e politiche) che si occupano di sanità e ambiente;
– chiedere interlocuzioni specifiche e prese di posizione per fermare la nociva deriva verso la privatizzazione, stimolare lo sviluppo di monitoraggi dal basso sulla gestione della Sanità (audit pubblici) al fine di recuperare spazi di partecipazione, fare pressioni sulle direzioni aziendali e sul corpo professionale per contrastare l’ulteriore cessione di servizi e funzioni al privato.

– definire un decalogo delle cose importanti da fare per rendere la sanità pubblica di nuovo gratuita, qualitativamente forte e accessibile per chi ne ha bisogno e sottoporlo al dibattito politico……   Il PCI lancerà nei prossimi mesi una campagna nazionale per una legge di iniziativa popolare che abolisca i tickets, iniziando così a rimuovere i lacci e i laccioli che degradano l’azione del servizio sanitario e obbligano i cittadini a foraggiare il privato in sanità.

Carlo Romagnoli
Dip, Welfare, Salute, Sanità e Servizi Sociali del PCI

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