Sull’elezione di Landini a segretario della Cgil

di Lucia Mango, Segreteria nazionale PCI e Responsabile Lavoro

L’elezione di Landini a Segretario generale della Cgil è senza dubbio una notizia positiva. Il profilo umano, la storia politica, l’impegno e la passione di Landini sono per il sindacato di massa e di classe una grande opportunità. L’opportunità di aprire una stagione nuova, che tragga ispirazione dalla migliore tradizione del sindacalismo italiano, una stagione di conflitto verso un sistema capitalistico che, sempre più, vede lo sfruttamento dei lavoratori quale perno della propria sussistenza. In Italia abbiamo bisogno di riaffermare la necessità dei tempi della vita per chi lavora, di porre quale priorità economica la questione salariale, di rendere nuovamente ‘tipico’ il contratto a tempo indeterminato, di ribadire che per il licenziamento è necessaria una causa giusta. Sentito il neo Segretario nella sua prima uscita in TV, possiamo dire che le premesse sono buone e che la nuova gestione lasci ben sperare.

Non ci nascondiamo le difficoltà, né la consapevolezza dell’aspro dibattito che vive all’interno della Cgil, del peso e della pressione enorme che ancora esercita l’apparato del Partito Democratico là dentro.
Non ci nascondiamo neppure la nostra insufficienza e più in generale l’incapacità della sinistra di classe, presente oggi in Italia, di essere reale sponda politica per le questioni del lavoro e non ignoriamo il fatto che, nonostante molti limiti, dovuti proprio alla contiguità col Partito Democratico ed a rapporti di forza del tutto sfavorevoli, in questi anni, di fatto, la Cgil ha supplito ad un vuoto politico, subendo ovviamente il quadro politico sfavorevole.
Pieno sostegno, dunque, al nuovo segretario ed ai compagni che, all’interno di quel sindacato, operano quotidianamente per il cambiamento, per una Cgil che sappia interpretare i bisogni degli sfruttati e che torni ad essere il grande sindacato di lotta che è stata quando insieme con un partito comunista di massa ha saputo conquistare diritti e tutele per le lavoratrici ed i lavoratori di questo paese.
Partiamo dall’Ilva, da quel territorio martoriato, dall’accordo che il governo ha disatteso sui livelli occupazionali, da quei tanti lavoratori che oggi si trovano in amministrazione straordinaria, che non sanno se saranno riassorbiti, né con quali criteri sarà scelto chi reintegrare è chi no. Quello è il lavoro che devono fare i comunisti, perciò noi ci saremo e contiamo di trovare lì una grande Cgil, rinnovata e ancor più forte e determinata.

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