Intervista di Gustavo Carneiro a Francesco Maringiò, del Dipartimento Esteri del Partito Comunista Italiano (PCI)
da avante.pt (Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it)
Una delegazione del PCI ha partecipato alla tradizionale Festa dei comunisti portoghesi, dedicata al proprio settimanale, Avante!. Nell’occasione la redazione del giornale comunista ha rivolto alcune domande a Francesco Maringiò, del Dipartimento Esteri del PCI.
Come giudica il PCI la situazione attuale in Italia?
Durante la cosiddetta “crisi finanziaria” c’è stato un degrado dell’economia su tutti i fronti: la disoccupazione e la povertà si sono diffuse e le statistiche mostrano che le abitudini alimentari sono cambiate con standard paragonabili a quelli del tempo di guerra. Inoltre, l’integrazione nell’Unione europea (UE), che è un processo a lungo termine, ha creato l’idea che non esistano alternative. Ecco perché gran parte della popolazione non combatte la situazione attuale e non vota nemmeno per cambiarla. La lotta sociale e la coscienza delle masse sono regredite.
Quali sono le priorità dell’intervento del PCI?
La prima è la continuazione del processo di costruzione del partito. Poi, cerchiamo di formare alleanze con altre forze comuniste e di sinistra che permettano lo sviluppo della lotta politica. Una terza priorità, che abbiamo sottolineato al nostro recente congresso, è quella di ampliare la lotta contro il processo di integrazione nell’UE.
Questo vi distingue dalle altre forze di sinistra…
Tutte le forze comuniste e di sinistra sono, in linea di principio, contro “questa” Europa, ma pochi propongono una vera alternativa. Vogliono crescere, conquistare più voti e a partire da questo cambiare l’UE “da dentro”. Non condividiamo questa visione e ci concentriamo, piuttosto, nella lotta contro il processo di integrazione e per una vera alternativa al di fuori di questo contesto. E non è facile, perché spesso ci accusano di “nazionalismo”. Il PCI ha fatto parte della coalizione elettorale “Potere al Popolo” ed è stato difficile toccare questo punto. A livello generale, si accentua la polarizzazione tra le forze populiste e quelle pro-UE, mettendo in ombra posizioni come la nostra.
Come valutate la natura dei partiti che compongono il governo italiano?
La Lega è un classico partito di estrema destra, e il Movimento Cinque Stelle (M5S) è difficile da classificare. Ha al suo interno gruppi provenienti da movimenti ambientalisti e anti-globalizzazione e altri più conservatori, rappresentati dall’attuale leader (Luigi Di Maio). Sebbene ora governi con la Lega, il M5S è uno dei partiti che si sono uniti alla sinistra nella difesa della Costituzione, scritta dai partigiani, contro l’intenzione dei socialdemocratici di revisionarla. È una miscela complessa…
Ma con così tante differenze sono riusciti comunque a unirsi …
Era l’unico governo possibile all’interno del quadro istituzionale italiano. Inoltre, entrambi si propongono di presentarsi come novità in relazione al “vecchio sistema”. Ma allo stesso tempo ci sono grandi contraddizioni: la Lega ha la sua forza principale nei capitalisti del Nord e il consenso intorno al M5E viene principalmente dal Sud e dalle persone che si sono impoverite. Sono interessi inconciliabili, che alla fine creeranno problemi di governo. Ma per ora godono di ampio consenso.
È un cambiamento radicale nella politica italiana. Come si spiega?
In Italia c’è un conflitto molto forte tra i settori del capitale. Per anni, i socialdemocratici hanno rappresentato banche e fondi speculativi, e la Lega e il M5S sono emersi per dare voce a settori più focalizzati sulla produzione. In Italia, non c’è nessun partito a sinistra che, come il PCP in Portogallo, abbia presentato una proposta per salvaguardare gli interessi nazionali e un’alternativa fattibile alla situazione attuale, e per questa ragione il sostegno sociale non è andato a sinistra.
Quali sono le loro posizioni sull’UE e sulla NATO?
Alcuni capiscono che devono essere formalmente contrari all’UE per avere più potere contrattuale e altri ritengono che sia davvero necessario preparare una via d’uscita. Sulla NATO, la Lega non ha mai detto nulla contro, ma al contrario, le è fedele. Nel M5S, il tema è più controverso. Nel loro programma politico hanno indicato l’uscita della NATO e questa è stata la tendenza di maggioranza tra i suoi membri, ma dall’inizio della campagna elettorale fino ad oggi non è stato detto nulla sull’argomento. L’Italia è sotto stretto controllo della NATO, che ha una forte influenza sulla politica del paese, spesso contro gli interessi del capitalismo italiano stesso, come è successo con l’invasione della Libia.
Come vede il PCI la questione dei rifugiati?
Non condividiamo le posizioni razziste del governo. Noi, più che sapere quante navi possono o meno attraccare in Italia, siamo preoccupati per i motivi di questo fenomeno. Insistiamo sulle responsabilità dei governi italiano e dell’UE in questa situazione e sappiamo che i settori del capitale stimolano l’immigrazione come esercito di riserva industriale, per usare l’espressione marxista.
Il PCI è sorto (o risorto) di recente, con simboli usati in gran parte del 20° secolo. Cosa significa?
Abbiamo iniziato un processo alcuni anni fa che abbiamo chiamato di riunificazione dei comunisti e di costruzione del Partito. Abbiamo scelto il nome e il simbolo storico, qualcosa che per anni non era stato permesso per ragioni legali. Con ciò abbiamo voluto chiarire che, in questa fase particolarmente difficile, guardiamo al meglio nella storia del movimento comunista in Italia per cercare di invertire la tendenza al declino che si manifesta da molto tempo.
Qual è l’ultima parola vorresti indirizzare ai lettori di Avante!?
«Grazie». Prima di tutto per quello che state facendo nel vostro paese, ma anche per il coinvolgimento di partiti stranieri nella Festa di Avante! È un importante contributo all’unità e all’incontro tra i diversi partiti e un grande aiuto per organizzazioni come la nostra. Non potete immaginare quanto!