Orban: 400 colpi contro la democrazia

di Fosco Giannini, Responsabile Dipartimento Esteri PCI

 

Il PCI esprime la sua profonda critica verso la nuova Legge del Lavoro approvata dal governo di estrema destra di Orbàn, in Ungheria. Il parlamento ungherese ha approvato una “riforma del lavoro” che prevede l’innalzamento delle ore lavorative straordinarie obbligatorie annue da 250 a 400, con un elemento peggiorativo per gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici e invece funzionale agli interessi dell’impresa: il pagamento delle 400 ore obbligatorie di straordinario potrà spalmarsi entro un intero triennio. Tale legge, voluta dal grande capitale ungherese, verso il quale il governo Orbàn s’inchina, è anche una legge particolarmente funzionale ai dettami liberisti dell’Ue, in quanto permette di aumentare il PIL e mantenere un “virtuoso” rapporto tra PIL e Debito ungherese. Tutto sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori magiari, alla faccia dell’  “euroscetticismo” del regime di Orban, un “euroscetticismo” finto come quello di Salvini, volto, col populismo, ad organizzare consenso di massa rimanendo nella piena subalternità sia all’Ue che ai grandi capitali nazionali.

A dimostrazione della natura profondamente reazionaria del regime di Orbàn, in questi stessi giorni, oltre la legge sulle 400 ore obbligatorie di straordinario, è passata un’altra “riforma” inquietante: si è costituita una sorta di seconda Corte di Giustizia, definita “amministrativa”, che avrà il compito e la funzione di decidere sui casi di pubblica amministrazione più controversi, dalle elezioni agli appalti pubblici, una nuova Corte di Giustizia che risponderà direttamente e solamente a Laszlo Trocsanyi, ministro della Giustizia e alleato fedelissimo di Orban. Come dire: il regime reazionario accentra in sé tutto il potere.

Queste controriforme ungheresi, del lavoro e della giustizia, prendono corpo entro un contesto generale di politiche di destra caratterizzate dalla progressiva restrizione degli spazi di democrazia, abbattimento dei diritti e tacitazione delle opposizioni e degli organi di stampa e mediatici critici.

Importante è mettere a fuoco i motivi di fondo per i quali Orbàn giunge a legiferare le 400 ore obbligatorie di straordinario: da una parte la mancanza ormai strutturale di forza lavoro interna e d’altra parte una fuga di lavoratori ungheresi (specie specializzati) all’estero, in virtù sia di un salario ungherese medio molto basso, che dalla mancanza di diritti e democrazia.

Dalla constatazione della carenza di forza lavoro come dato materiale per la legge sulle 400 ore di straordinario obbligatorie dovrebbe scattare la domanda: perché, allora, il regime di Orbàn si contraddistingue, con Salvini ed altri esponenti dell’estrema destra dell’Ue, per una politica anti immigrati dai caratteri razzisti?

Perché, e ciò dovrebbe far riflettere coloro che anche a sinistra ( in relazione “alla necessità del consenso di massa”)  vanno assumendo posizioni contro gli immigrati, il razzismo è sempre stato, storicamente, funzionale agli interessi imperialisti e colonialisti, una loro appendice ideologica, un loro riflesso e una loro rappresentazione. Non si può essere fascisti senza essere razzisti. Il razzismo è la spinta ideologica che guida la grande e storica spoliazione imperialista e colonialista, dai feroci saccheggi spagnoli nelle Americhe sino alla spoliazione imperialista dell’Africa e dell’Asia. Il razzismo è la tragica maschera hitleriana per la guerra e la conquista dello “spazio vitale”; esso è sì una politica reazionaria e una maledizione in sé, ma è anche un costume di scena che il grande capitale fa indossare alle forze reazionarie in modo che esse organizzino più facilmente consenso di massa, per poi svolgere il loro ruolo politico di servi del grande capitale e distruttori della democrazia.

Ciò avviene, oggi, chiaramente in Ungheria con Orbàn cosi come in Italia con Salvini. Nessun rapporto, dunque, tra razzismo e “sicurezza”, ma rapporto totale tra razzismo e “ordine politico e sociale capitalistico”.

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