LA CINA E NOI

di Bruno Steri, Responsabile Politiche Economiche e Finanziarie PCI

Che, sulla scena dell’economia globale, la Cina sia divenuta il principale
avversario degli Usa di Donald Trump è cosa nota. Ciò nonostante,
davanti alla “straordinaria” risposta della Cina al diffondersi dell’epidemia
virale, anche il principale giornale di un Paese che resta di fede
sostanzialmente atlantica come il Corriere della Sera non può che
riconoscere a Cesare quel che a Cesare spetta. Ne dà conto l’articolo di cui
riportiamo qui di seguito un ampio stralcio e che merita una nostra
citazione.
(B.S.)

(…..) La Cina ha risposto all’emergenza con qualche ritardo
iniziale, ma con un’efficienza che nessun altro Paese al mondo
avrebbe mai potuto mettere in campo. La reazione dei ricercatori
è stata immediata, l’isolamento del virus è avvenuto molto
rapidamente, così come la sua messa a disposizione della
comunità scientifica internazionale.

Il gigante asiatico è riuscito praticamente a sigillare una città di 11 milioni di abitanti, più di tutta la Lombardia, caratterizzata da una forte economia di scambio, e a costruire in 10 giorni un ospedale da mille posti letto, impiegando 7000 operai in turni non stop di 24 ore al giorno, con un lavoro di coordinamento che l’archistar Stefano Boeri ha definito letteralmente straordinario. Ha poi avviato imponenti misure finanziarie per gestire i contraccolpi economici sui mercati finanziari.

Cosa sarebbe accaduto se l’infezione fosse partita in un Paese europeo o americano o, peggio ancora, africano? Saremmo stati capaci in Italia di sigillare e mettere in quarantena una città intera, facendo le dovute proporzioni ad esempio Torino, praticamente militarizzandola e imponendo regole molto vicine alle leggi marziali? Noi, che impieghiamo mesi o anni per costruire case prefabbricate per i terremotati, avremmo avuto la capacità di mettere su in giorni, non anni, un nuovo ospedale?

L’immediato isolamento del virus da parte dello Spallanzani , grazie a ricercatrici sostenute più dalla passione e dalla buona volontà che da investimenti di ricerca, è un esempio della mancanza di una seria politica sulle future necessità del nostro Paese. Investire oggi in salute e ricerca significa proteggere il nostro domani. (…..) (Sergio Harari, Sanità, la lezione del virus, Corriere della Sera 15 febbraio 2020)

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