NO ALLA SVENDITA DEL MONTE DEI PASCHI

La vicenda Monte Dei Paschi mette in evidenza la sudditanza, ormai anche formale, del governo nei confronti della finanza privata. Se infatti non possiamo attenderci dal francese Orcel, AD di Unicredit, altro che il manifesto del neoliberismo che è stato il suo comunicato, si resta sconcertati dal silenzio del Ministero delle Finanze, chiamato direttamente in causa dal banchiere.

Forse serpeggia molto imbarazzo per l’aver reso pubblica una trattativa di mesi, di cui più volte si è negata l’esistenza alle organizzazioni sindacali del Monte dei Paschi che avevano chiesto ufficialmente e pubblicamente un tavolo di confronto. Dunque il Mef mentre trattava in segreto con Unicredit, negava qualsiasi incontro con i rappresentanti dei lavoratori di Monte dei Paschi! Nel merito le proposte del manager non possono essere prese sul serio da nessuno che abbia un minimo di dignità e cognizione di causa.

Che beneficio ne avrebbe lo Stato, azionista di riferimento con il 67% di Mps, a regalare la rete commerciale (mettendo sul piatto anche una sostanziosa mancia per consentire di smaltire migliaia di esuberi dichiarati unilateralmente da Orcel) per poi doversi comunque fare carico delle onerosissime partite dei crediti deteriorati e delle cause pendenti per risarcimento?

I Comunisti denunciano la svendita di un’ importantissima azienda, la mancanza di confronto democratico su un argomento di rilevanza nazionale e il comportamento scorretto e classista del Ministro delle Finanze.

Che venga aperto subito un tavolo con le organizzazioni sindacali e si faccia di tutto per tutelare l’investimento dello Stato in Monte dei Paschi, senza subire la sudditanza della finanza internazionale.

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