di Edoardo Castellucci, Responsabile Dipartimento Ambiente e Territorio PCI
L’Italia frana, l’Italia va sott’acqua, l’Italia brucia, l’ambiente e il territorio, come ormai da vari decenni, sono sotto attacco e come ogni anno bisogna fare i conti con l’emergenza.
Quella per gli incendi è drammatica e devastante, dall’inizio del 2021 gli ettari percorsi dal fuoco sono quadruplicati arrivando a circa 110.000 a fronte dei 28.000 ettari annui registrati tra il 2008 ed il 2020, ed interessa maggiormente le aree del centro sud, e delle isole, dal Lazio all’Abruzzo, dalla Campania alla Calabria, dalla Sicilia alla Sardegna, colpendo zone come il Vesuvio, l’Aspromonte, le Madonie, la Pineta dannunziana di Pescara, e simboli come “Sa Tanca Manna”, l’olivo millenario di Cuglieri, rarissimo esempio di archeologia botanica considerato il “patriarca” del territorio.
Le responsabilità e le colpe, di questi incendi non sono da imputare solo al caldo torrido ed ai cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto all’azione dell’uomo e di “piromani specialisti”, che attuano un disegno criminale favorito dalle scellerate e complici scelte politiche ed istituzionali, come la riforma Madia, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione del Governo Renzi, che ha voluto la soppressione del Corpo Forestale dello Stato, i cui effettivi sono stati assorbiti dall’Arma dei Carabinieri e le competenze accollate ai Vigili del Fuoco.
Una riforma che ha di fatto peggiorato la lotta agli incendi boschivi, dequalificando figure operative, smantellando i presidi sul territorio, bloccando a terra i velivoli antincendio a causa di complicazioni burocratiche e che mostra ancora oggi delle deficienze, riscontrabili nella frammentazione della flotta AIB e del relativo personale specializzato, nonché la
minore quantità e mobilità delle squadre a terra dei Vigili del fuoco, come sottolineato dalla Corte dei Conti nella Deliberazione 26 luglio 2021, n. 12/2021/G.
Si continua, nonostante i disastri e le tragedie che si sono abbattute sul nostro Paese, a “gestire l’emergenza”, e, come già avvenuto con alluvioni e terremoti, mancano la prevenzione ed il controllo del territorio, che erano la base dell’azione dell’ex Corpo Forestale dello Stato, ma soprattutto continuano il pressapochismo, l’inadeguatezza, l’incapacità e l’incompetenza di chi dovrebbe garantire la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, perché la prevenzione ed il controllo, si fanno in inverno e in primavera, prima che l’incendio divampi, con lavori di manutenzione di sentieri spartifuoco, la pulizia del sottobosco, e, durante l’incendio, la bonifica del terreno lavorando sulla lettiera di cenere per evitare che il fuoco covi sotto la cenere.
Tutto questo presuppone che vi siano mezzi e capacità economiche e di coordinamento. Capacità economiche che, alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio, prediligono il salvataggio delle banche, la realizzazione di grandi opere inutili, dannose e costose, come TAV, Ponte sullo Stretto, Infrastrutture di trasporto a pedaggio, oppure l’acquisto degli F35 invece dei mezzi antincendio.
Il PCI a fronte di queste criticità che ricorrono periodicamente, chiede: che ci sia una svolta nella gestione e salvaguardia dell’ambiente e del territorio; che nell’ambito del PNRR si attuino programmi per il monitoraggio, anche satellitare, per prevenire gli incendi e per manutenere il territorio; che si proceda a:
- Ripristinare il Corpo Forestale di Stato, come unico soggetto per la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, e per la prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare;
- Reperire risorse umane ed economiche volte alla salvaguardia ambientale e territoriale, lavorando ad una politica per l’abolizione del jobs act, ripristinando l’art. 18, e di ogni forma di precariato;
- Aggiornare e completare il ‘catasto delle aree percorse dal fuoco’ previsto dalla legge 353 del 2000, per favorire azioni di monitoraggio e di rimboschimento delle aree incendiate al fine di evitare il rischio di eventi franosi;
- Rilanciare e Rinnovare il sistema delle aree protette (L. 394/1991) per la tutela del patrimonio naturale, della biodiversità e per lo sviluppo locale sostenibile.