La revoca dei licenziamenti ai lavoratori della GKN da parte del tribunale del lavoro di Firenze è una sentenza importante. Definitiva? Tutt’altro. Infatti i proprietari della GKN (la multinazionale Melrose, formata da soci/entità più o meno astratte che difficilmente possiedono un volto, un nome, ma che hanno sicuramente nessuna umanità) hanno già fatto sapere che comunque la GKN sarà chiusa (hanno avvisato che è in liquidazione da circa due settimane). La lotta, quindi, deve continuare come e più di prima e tutti, ribadiamo tutti, dobbiamo lottare assieme alla GKN, così come lo dobbiamo fare con la Whirpool, l’ILVA, la Timken, la Gianetti ruote, la Sevel/Stellantis e tutte le aziende che hanno dichiarato crisi, che chiudono, licenziano, delocalizzano.
La vertenza GKN, però, evidenzia anche un altro fatto del quale bisogna tenere conto. È qualcosa che noi comunisti denunciamo da tempo e che si può definire come la sostanziale assenza del governo e delle istituzioni. Perché, se la giustizia fa il suo corso applicando le regole e le leggi, il simulacro di politica che occupa le istituzioni e il governo non agisce, non ”fa” quello che dovrebbe fare e che è molto semplice: applicare la Costituzione e promulgare leggi che siano in accordo con essa. Si limita a far credere che il suo compito sia di “fare l’arbitro” tra padroni e chi lavora … un arbitro di parte, però, che favorisce sempre il più forte, il potente che trae profitto dalle crisi. E così lo finanzia, gli “dà i soldi”, favorisce i suoi dettami, si sottomette alla sua volontà e, contemporaneamente, cancella i diritti di chi lavora sfruttando la divisione decennale tra i lavoratori e la debolezza di organizzazioni politiche comuniste e della sinistra di classe anch’esse frammentate.
I padroni hanno buon gioco ma in questi ultimi mesi qualcosa è andato, per loro, storto. I lavoratori licenziati dopo lo spaventoso “accordo” (la presa d’atto dello sblocco dei licenziamenti) firmato dai vertici delle parti sociali, non si sono arresi, non si sono rassegnati a una sorte che “lorpadroni” credevano segnata. Si sono ribellati, sono insorti. E l’hanno fatto unendo le lotte, i presidi davanti alle fabbriche che vogliono tenere aperte e che i padroni vogliono smantellare. Difendono il lavoro, la ricchezza del paese, contro chi attacca non solo i diritti di chi lavora ma soprattutto il lavoro che, nel nostro paese, “lorpadroni” vogliono ridurre a un sistema di manovalanza sottopagata e sfruttabile. Un lavoro “povero” senza qualità né professionalità. Il governo e le istituzioni non si indignano, stanno a guardare, non intervengono e, quando lo fanno, si stupiscono del metodo con il quale si licenzia (attraverso messaggini o mail impersonali, simili a lettere anonime proprie di mandanti ignoti) e non della sostanza (la perdita voluta di occupazione e di professionalità). Le lavoratrici e i lavoratori sono insorti, si diceva, non vogliono più subire, si uniscono, continuano la lotta che sta diventando forte proprio perché non è frammentata. Ed è importantissimo che il collettivo di fabbrica della GKN abbia scritto, commentando la revoca dei licenziamenti imposta dal giudice del lavoro: “Vedremo se saremo cronaca o storia. Ma riusciremo ad essere storia solo se saremo tutti. E se saremo tutti, saremo diversi. Il primo pensiero al ricevimento della sentenza va a tutte le vertenze aperte, a quelli che erano in piazza con noi, a quelli che saranno in piazza con noi. Abbiamo solo guadagnato tempo e questo tempo è necessario per regalarci un autunno diverso …” . Parole che descrivono e fanno emergere qualcosa di cui si era persa memoria e che ha un nome “antico” e bellissimo: coscienza di classe. Qualcosa che riassume l’unità che deve essere costruita tra tutti quelli che vivono del proprio lavoro, tra i più garantiti e i precari, tra i piccoli artigiani e commercianti e le (false) partite iva, tra tutte le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese pur lavorando. Qualcosa che indica solidarietà e rifiuto dell’individualismo. Qualcosa per la quale i comunisti lottano da sempre e per la quale è bello e utile spendersi e vivere.
PCI – Dipartimento Lavoro