L’annuale rapporto di Legambiente sul clima italiano dipinge una situazione drammatica: gli eventi estremi nell’ultimo decennio in Italia sono stati più di 1.100, di cui solo 133 nell’anno appena trascorso, il 17% in più rispetto a quello precedente. Ad oggi in media spendiamo oltre 1 miliardo e mezzo di euro all’anno per far fronte all’emergenza.
Mentre dunque la minaccia climatica, scatenata dal capitalismo neoliberista, si fa sempre più violenta su tutto il territorio nazionale, l’Italia resta l’unico paese fra quelli dell’Unione Europea a non aver disposto un piano di adattamento al clima, dimostrando ancora una volta il totale disinteresse dell’intera classe politica rispetto alla sicurezza dei cittadini e al loro futuro.
Del resto, i perni della questione sono due: da un lato il sistema generale che volto al profitto può solo perseguire rapina ambientale e del futuro. Dall’altro è strutturale, con la macroscopica assenza nell’agire – perché in quanto a conoscenza il sapere tecnico scientifico c’è – nell’opera diffusa di prevenzione e programmazione, come è nell’assetto idrogeologico.
Il PCI è l’unica forza politica a proporre il drastico cambiamento produttivo necessario per affrontare seriamente la crisi climatica, sempre più critica e costosa.