PCI Dipartimento Nazionale del Lavoro: lettera aperta

Dipartimento Lavoro – PCI

UN APPELLO ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI, AI PENSIONATI, AGLI STUDENTI, AI LAVORATORI AUTONOMI, AGLI ARTIGIANI, A CHIUNQUE ABBIA A CUORE I DIRITTI SANCITI DALLA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA

Nel nostro paese, da ormai troppo tempo, è in atto un attacco che ha come principale obiettivo la cancellazione dei diritti conquistati dal movimento dei lavoratori. È una situazione che peggiora di anno in anno. Assistiamo a licenziamenti indiscriminati, al declino del tessuto produttivo del paese, a privatizzazioni  selvagge, alla repressione delle proteste e dei conflitti. La recente azione giudiziaria nei confronti di sindacalisti a Piacenza è un palese attacco al diritto di sciopero e alla lotta per ottenere condizioni di lavoro dignitose. La premessa di quello che, molto probabilmente, accadrà nel prossimo autunno ed è frutto dell’indifferenza e dell’ostilità verso lavoratrici, lavoratori, pensionati, giovani e meno giovani incentivate dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi decenni.

Le questioni aperte e non risolte sono innumerevoli e presentano elementi di novità per i quali possono risultare insufficienti proposte, teorie e pratiche tradizionali. Ne citiamo alcune: la mancanza di lavoro stabile e garantito, il progressivo impoverimento di chi lavora, la competizione tra lavoratori, l’aumento del tempo di lavoro, la mancanza della garanzia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la miseria che colpisce milioni di cittadini costretti a vivere di sussidi e beneficenza, uno stato sociale sempre più inefficiente perché privo dei finanziamenti pubblici necessari che, invece, vengono trasferiti alle spese militari e ai privati.

Sono questioni spesso ignorate da una “politica istituzionale” che ha l’interesse di mantenere un sistema che garantisce privilegi, enormi profitti e ricchezza a una esigua minoranza. Un sistema fallimentare che si dimostra ostile alla stragrande maggioranza di chi lavora, lavorerà, ha lavorato o non trova lavoro. Persone che vivono condizioni sempre peggiori, prive di garanzie per il futuro, senza adeguata rappresentanza politica e sindacale.

Noi pensiamo che sia indispensabile costruire un progetto che parta dalla realtà che si deve affrontare ogni giorno con la convinzione che l’obiettivo prioritario della Politica debba essere il benessere collettivo e non la propaganda elettorale. Un progetto di radicale trasformazione del modello di sviluppo attuale.

Un progetto che si fonda sulla necessità di abolire il precariato in tutte le sue forme; contrastare le delocalizzazioni e i licenziamenti indiscriminati; ottenere la parità di diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori; raggiungere una sostanziale riduzione del tempo di lavoro; ottenere retribuzioni e pensioni adeguate a condurre una vita serena e dignitosa; pretendere che lo Stato riassuma il ruolo di protagonista, pianificatore e controllore dello sviluppo economico e industriale del paese, garantendo i servizi pubblici a ognuno.

Un progetto che stabilisca che gli investimenti, pubblici e privati, nella ricerca e nell’innovazione tecnologica siamo indirizzati prioritariamente a ottenere un beneficio collettivo e sociale che permetta di lavorare tutti, meglio, meno, in sicurezza e con la giusta retribuzione.

Un progetto che deve crescere confrontando la teoria con la pratica. È necessaria la più ampia unità di azione e di elaborazione per raggiungere assieme la forza e la consapevolezza necessarie per cambiare in maniera radicale il sistema che si dimostra sempre più feroce e ostile a chi vive, ha vissuto o vivrà del proprio lavoro.

Questo è un appello che facciamo a prescindere e nonostante le elezioni perché il nostro fine non è la ricerca di un seggio o di apparire in qualche dibattito elettorale. Lo rivolgiamo a tutti i comunisti, a chi lo è stato, a chi non lo è ancora, a chi non lo sarà mai. Il nostro obiettivo è di costruire un progetto unitario che non deve e non può finire con l’esito di una elezione ma proseguire per la creazione di un modello di sviluppo che dia la priorità all’essere umano, al benessere collettivo, a chi vive del proprio lavoro e non al profitto individuale.  

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