L’infamia degli Stati Uniti abbatte il sogno cileno di Salvador Allende

PCI – Federazione Metropolitana Romana

“Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La Storia è nostra e la fanno i popoli”. Queste sono le ultime parole che Salvador Allende rivolge al popolo da La Moneda. Mentre un’ Apocalisse di fuoco si scatena intorno al Palazzo presidenziale, il Presidente si prepara ad ultimo gesto di Resistenza, imbraccia il suo Ak-47 regalatogli da Fidel Castro e va incontro al suo destino. Gli ultimi drammatici momenti del Golpe ordito da Augusto Pinochet, si compiono con l’assassinio del Presidente democraticamente eletto Salvador Allende. I fascisti cileni appoggiati economicamente e militarmente dalla CIA instaurano una dittatura militare feroce, atta a distruggere tutto ciò che il governo socialista di Allende aveva attuato.


Sin dai primi provvedimenti, Allende fa crescere il numero dei suoi nemici. Elimina le sovvenzioni statali alle scuole private e legalizza l’aborto, mettendosi contro la Chiesa cattolica. Con la riforma agraria si attira l’odio dell’alta borghesia latifondista. Nazionalizza le banche e soprattutto le miniere di rame, enorme fonte di ricchezza che fino ad allora era in mano a due aziende statunitensi, la Kennecott e la Anaconda.

Pur di non perdere il loro potere sul Cile, gli americani gia anni prima avevano predisposto contromisure efficaci per impedire l’instaurazione del socialismo ( nel 1959 avevano perso Cuba ). Il 15 settembre di tre anni prima, a Washington si tiene una riunione a cui partecipano il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, il Segretario di Stato Henry Kissinger e il direttore della Cia Richard Helms. Ordine del giorno: le imminenti elezioni in Cile e la probabile vittoria di Allende. Un marxista al comando a Santiago sarebbe un pericolo troppo grande per la Casa Bianca, nel bel mezzo della guerra fredda. Per Nixon, il comunismo non può espandersi oltre in America Latina. In ballo ci sono anche gli interessi statunitensi nelle multinazionali del rame in Sud America, ed è fondamentale non far salire Allende al potere, anche per evitare un effetto domino negli Stati confinanti.

La decisione è presa: l’amministrazione finanzia la Cia con dieci milioni di dollari per scongiurare l’elezione di Allende. È previsto anche un piano B: un golpe in caso di una sua vittoria.


Allende è alla terza candidatura per la presidenza del Cile. Le sconfitte del 1952 e del 1958 non hanno scalfito i tratti del suo progetto politico: la via cilena al socialismo. Stavolta Allende ha più appoggi e non è più il semplice medico con mire di rivoluzione e nemmeno il giovane politico interessato alle teorie positiviste di Cesare Lombroso. Tra il 1938 e il 1942, come ministro della Sanità e delle Politiche Sociali in due differenti governi di coalizione, ha esteso il sistema sanitario pubblico anche ai ceti inferiori, aumentato le pensioni alle vedove, realizzato riforme progressiste a tutela della maternità e dell’educazione dei bambini in età scolare. Gli operai e gli studenti ricordano le sue riforme e sono dalla sua parte, così come gli intellettuali guidati da Pablo Neruda.


Una volta eletto, Allende concretizza le sue politiche sociali. Cibo gratuito per i poveri, latte garantito per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, aumento delle pensioni e dei salari minimi. Viene fondata La Segreteria delle donne, che si occupa dei loro diritti e le aiuta nella battaglia per migliorarne le condizioni economiche e sociali. In pratica Allende sta dimostrando al mondo che è possibile avere un governo di stampo marxista senza rinunciare al sistema democratico. Nessuna dittatura o prevaricazione, ma la crescita della società civile nel segno dei diritti e dell’uguaglianza.
Come se questo non fosse già un motivo sufficiente per scatenare la reazione statunitense, il governo cileno decide di riaprire i rapporti diplomatici con Cuba. Gli Stati Uniti passano alle maniere forti: viene applicato l’embargo, si adoperano per far crollare il prezzo del rame e finanziano lo sciopero dei camionisti che paralizza il Paese. Il governo di Allende inizia a vacillare per le pressioni della Casa Bianca. Bisogna formare un nuovo esecutivo.

Fidel Castro da mesi consiglia ad Allende di non fidarsi dei militari e lo avverte delle infiltrazioni dell’estrema destra nelle forze armate. Allende ammira Castro, ma stavolta non lo ascolta e il 24 agosto 1973 nomina come nuovo ministro della Difesa e comandante in capo delle forze armate cilene il generale Augusto Pinochet, certo della sua fedeltà.Per Allende Pinochet è un militare tutto d’un pezzo. Nel 1971 è stato nominato comandante di guarnigione dell’esercito di Santiago, nel 1972 Capo di Stato Maggiore dell’esercito del Cile. Quello che il presidente non sa è che la Cia ha piazzato dei suoi agenti nell’entourage di Pinochet, che sta pianificando una “severa repressione per cancellare tutte le vestigia del comunismo in Cile”, come confermato dagli archivi della Cia desecretati nel 1999.

Il Paese è nel caos, l’inflazione alle stelle e gli scioperi sono all’ordine del giorno. La strategia di destabilizzazione degli Stati Uniti è stato un successo. Il colpo di stato si concretizza e Allende rimane senza parole quando si rende conto che per metterlo in atto le forze antagoniste e la Cia hanno scelto proprio il generale Pinochet. Non c’è tempo per consumare la rabbia del tradimento e maledire i propri errori: i carri armati e gli aerei dei golpisti sono già alle porte della capitale per dare il via all’Operazione silenzio.


Nel suo ultimo discorso, Allende abbraccia il popolo cileno, rifiuta le offerte di resa del traditore Pinochet ed entra a testa alta nella storia. Combattera’ come un Leone che va incontro ai suoi bracconieri, ma il suo ruggito rieccheggera’ eterno nella storia. W Cile , Morte agli USA, W LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA DI SALVADOR ALLENDE.

2 Comments

  1. Diego Bigi

    Leggo un articolo fatto molto, molto bene, e che riesce ad esprimere il ruolo criminale e criminogeno che hanno svolto gli USA in Cile e che continuano a svolgere anche oggi sul pianeta, un ruolo di violenza, di guerra e di aggressione. Mi pare però che al termine di tutto l’articolo sia stata usata un’espressione che io non avrei usato, “Morte agli USA”, perché non idonea alla nostra realtà politica ed anche perché suggerisce pensieri e comportamenti che non sono mai stati i nostri, di noi comunisti italiani. Anzi, ritengo che quelle parole siano fuorvianti, che abbiano una ricaduta non positiva, e che siano un inconsapevole regalo che viene dato proprio alla politica imperiale, colonialista e di guerra degli USA, Questa politica viene portata avanti da loro ora anche qua in Europa contro l’Europa stessa, sia nella sua parte a Est che nella sua parte Ovest. Oggi in Ucraina sono gli USA che si stanno servendo di quella zona e dei suoi abitanti portandoli alla distruzione e non questi a servirsi dell’appoggio militare USA e NATO. La popolazione ucraina deve essere capace di rompere questa logica che la rende anche vittima di se stessa e per andare incontro ad un percorso di pace e di buon vicinato con la Russia, con il Donbass, con la Bielorussia. Il primo passo di questo percorso deve essere un’estraneità dichiarata e praticata nei riguardi di quel patto militare di guerra e di morte (qui sì di morte) che prende il nome di NATO.
    Un grazie ancora a quei compagni che hanno steso questo consapevole ricordo del Cile di Allende. Proprio ci voleva!
    Diego Bigi – Parma

  2. Diego Bigi

    Le considero, quelle, solamente parole uscite come sfogo. Capita un po’ a tutti di usare in certe circostanze parolacce di sfogo, prive di valore. Ma i nostri avversari o i nostri nemici, si aggrappano anche questi sfoghi, non avendo altro da mettere in campo.
    Diego Bigi – Parma

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