PCI – Dipartimento Lavoro
I morti sul lavoro, i dati reali e la narrazione ufficiale.
(una lettera a Carlo Soricelli)
Questa mattina sul sito dell’Osservatorio Nazionale di Bologna Morti sul Lavoro si può leggere:
“Morti sul lavoro dall’inizio dell’anno al 24 ottobre Dall’inizio dell’anno sono morti 1268 lavoratori complessivi, 649 di questi sui luoghi di lavoro i rimanenti in itinere e sulle strade, In questi “numeri” ci sono anche i morti sul lavoro non assicurati all’INAIL.”
Dunque, i morti sul lavoro sono molti di più rispetto a quelli considerati da INAIL (677 a fine agosto compresi i decessi in itinere) e ai 600 riportati dai volantini di CGIL-CISL-UIL per promuovere i presidi che si sono tenuti in varie città italiane per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Come più volte abbiamo scritto e affermato, noi ci fidiamo di quello che riporta Carlo Soricelli. Ci fidiamo perché quello che Soricelli denuncia è la minimizzazione della questione, fare pensare che, se è comunque una tragedia immane, i dati ufficiali ci “tranquillizzano” raccontando di un calo rispetto agli anni precedenti.
Un calo inesistente, come evidenziato dall’Osservatorio che distingue tra morti per infortunio nei luoghi di lavoro e decessi in itinere e ci informa di una crescita sempre maggiore che fa del 2022 l’anno peggiore tra tutti quelli che sono stati monitorati dal gennaio 2008.
Un lavoro indispensabile, quello di Carlo Soricelli che, come evidenzia nelle prime frasi che si possono leggere nel sito, annuncia la chiusura dell’Osservatorio alla fine dell’anno in corso “per il fallimento di questa iniziativa”.
No, Carlo, questa volta non siamo d’accordo. La tua iniziativa non è fallita, tutt’altro. Ha portato alla luce un comportamento scandaloso da parte di tanti e in primo luogo di chi dovrebbe governare e non lo fa, di chi dovrebbe controllare e non lo fa, di chi dovrebbe informare e non lo fa.
È soprattutto grazie all’Osservatorio se la questione è stata sollevata nella sua reale tragicità e se si sono aperti dei varchi nel muro di gomma che la nasconde e nella nebbia che la avvolge. La tua azione ha spezzato l’indifferenza, la rassegnazione di chi crede al racconto imposto “dall’alto” secondo il quale morire sul e di lavoro sia qualcosa di “normale” e inevitabile, creando l’opinione diffusa che non ci sia altra soluzione che accettare il dato di fatto.
Noi non ci stiamo e, nonostante comprendiamo la tua scelta e l’amarezza di constatare “l’indifferenza dei potenti”, vorremmo farti recedere dalla decisione di chiudere l’Osservatorio.
Te lo chiediamo perché vogliamo continuare la tua lotta e dobbiamo farla assieme, allargando il più possibile la platea di chi è ancora capace di indignarsi di fronte a tutto quello che succede in un mondo del lavoro sempre più precario, povero, faticoso, stressante, ostile … mortale