La Destra della Meloni: tra Conservatorismo e revisionismo

Nota del Segretario Nazionale Mauro Alboresi

Il governo di destra, il primo guidato da una donna, ottenuta la fiducia dei due rami del Parlamento, è divenuto realtà.
Sulle direttive lungo le quali lo stesso opererà molto è stato detto; tuttavia, le prime parole della Presidente del consiglio Giorgia Meloni hanno sottolineato che non è in discussione la continuità con il precedente governo Draghi per quanto concerne atlantismo ed europeismo, e, per quanto riguarda la politica finanziaria ed economica del governo, si evidenzia nella sostanza l’assunzione della cosiddetta “agenda Draghi”.

Ciò che è lecito attendersi da tale governo è una caratterizzazione in senso ulteriormente regressivo sul terreno dei diritti sociali e civili, oscurantista, che, al di là delle ovvie rassicurazioni date, si evidenzia nella stessa denominazione, della quale peraltro fanno parte otto ministri già presenti nei passati governi di centrodestra guidati da Berlusconi. Tra questi si evidenzia quello denominato della “Famiglia, Natalità e Pari Opportunità” diretto da Eugenia Roccella il cui profilo dice tanto, nonché quello delle “Imprese e Made in Italy” affidato a Adolfo Urso che molto dice circa la “scelta di campo” operata dal governo alla quale concorrerà anche il Ministero del lavoro delle politiche sociali assegnato a Marina Elvira Calderoni le cui posizioni sono note.

Colpisce e conferma la volontà bellicista del governo con l’attribuzione del Ministero della difesa a Guido Crosetto, fino a ieri Presidente dell’associazione che riunisce i diversi produttori di armi. Nonché l’assegnazione del Ministero per gli affari regionali e le autonomie affidato a Roberto Calderoli noto per essere stato l’artefice di una legge elettorale da lui stesso definito ‘Porcellum’, nonché paladino delle crociate antislamiche. Una scelta mirata che evidenzia la centralità data da questo governo alla sciagurata scelta dell’autonomia differenziata, che, accompagnata alla proposta del presidenzialismo, prospetta la messa in discussione dell’assetto istituzionale e dell’unità statuale.

Nella sostanza ci troviamo di fronte non al dichiarato governo di alto profilo, bensì ad un governo mediocre, a tutto tondo di destra, unito dal desiderio di caratterizzarsi che non lascia presagire nulla di buono.
A questo governo è stata annunciata la “ferma opposizione” del centrosinistra, le cui politiche ne hanno largamente favorito l’affermazione, dai 5 Stelle, alla ricerca di una propria identità e da una compagine di centro che già dalle prime dichiarazioni evidenzia, si pensi ad esempio al presidenzialismo, più di una è possibile convergenza.

Tale governo non ha nulla a che vedere con noi, il PCI, impegnati a costruire una opposizione adesso la più ampia possibile, a sostegno di una piattaforma realmente alternativa, di una politica in grado di dire no alla guerra, di rispondere alla grave crisi finanziaria economica e sociale in atto quale prodotto delle politiche affermatesi nel corso di questi lunghi anni, alla quale non possono rispondere coloro che ne sono largamente responsabili.

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