Si svuotino gli arsenali di guerra, si colmino granai

Giorgio LangellaResp. dipartimento Nazionale Lavoro PCI

E così, il presidente Mattarella ha pronunciato il suo discorso di fine anno.

Non starò a soffermarmi sulle ovvie banalità figlie del “realismo capitalista” dette.

Una serie di frasi sulla “folle guerra scatenata dalla Federazione russa” in Ucraina, sulle donne afghane e iraniane che lottano per la loro libertà.

Sulla divisione del mondo in buoni e cattivi che vanno fermati, dove i “buoni” sono rappresentati, ovviamente, da noi, dall’occidente, dalla Nato, dall’Europa la cui identità si fonda sulla Pace.

E non mi soffermerò neanche sulle affermazioni rispetto alla situazione del nostro paese e ai problemi da affrontare che sono state sciorinate in successione.

Neppure i richiami alla Costituzione, anch’essi ovvi dato che a farli è il presidente della repubblica. Qualcosa sulla scienza e sulla solidarietà, altro sul fatto che la Repubblica è di chi contribuisce pagando le imposte, un po’ di più sulle morti dei giovani negli incidenti automobilistici …

Quello che vorrei evidenziare è la mancanza di memoria, le “cose” che sono state dimenticate, per distrazione o volutamente, a voi la scelta.

Sulle guerre, perché è bene parlarne al plurale, nessun accenno al fatto che il conflitto in Ucraina sia iniziato ben prima del 2022.

Niente sulle responsabilità della situazione in Afghanistan dopo decenni di occupazione militare da parte dei “buoni” paesi occidentali che non ha portato a niente se non a una ritirata/fuga abbastanza imbarazzante.

Zero assoluto sulla situazione in Yemen dove le “nostre armi” occidentali servono a annientare la popolazione civile.

Sono solo esempi che, però, denotano una concezione arcaica e coloniale del mondo.

Bisognerebbe porsi qualche domanda: ma quando le aggressioni vengono fatte da nostri alleati, allora va tutto bene? I popoli si possono sterminare e si possono censurare le notizie?

E sul tema “censura” è evidente un’altra dimenticanza. Questa ha un nome e un cognome: Julian Assange. Il giornalista imprigionato da anni in un carcere di massima sicurezza britannico perché gli USA vogliono la sua estradizione per condannarlo a una pena fino a 175 anni. Il suo reato? Aver diffuso al mondo la verità anche sulle responsabilità occidentali nelle guerre che hanno devastato soprattutto il medio oriente. Uccisioni di civili, torture, colpi di stato …

Forse è difficile richiamare alle proprie responsabilità chi viene considerato “culla della democrazia”. Forse è meglio tacere dei “peccati” dei nostri alleati.

Passando ad altro, c’è una questione alla quale il presidente non ha fatto neppure un accenno e che dovrebbe essere prioritaria data la sua importanza.

Riguarda chi lavora ed è una vera e propria tragedia che deriva da un sistema diventato sempre più spietato e “cattivo”, anche grazie alle leggi promulgate dai governi e firmate dai presidenti che si sono succeduti negli ultimi decenni. Un sistema che non guarda in faccia niente e nessuno che non siano profitto, padroni, impresa. Mi riferisco alle stragi sul lavoro.

A quella mancanza di diritti e garanzie alla salute e alla sicurezza che oggi è diventata “normalità” e alla quale non possiamo adeguarci né rassegnarci.

Nel 2022, senza contare i decessi per malattia professionali, ci sono stati circa 1500 morti sul lavoro, di questi 757 per infortunio nei luoghi di lavoro (la fonte è l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro che conteggia tutti i decessi e non solo quelli degli assicurati INAIL).

È il numero più alto, almeno tra quelli degli ultimi 15 anni a questa parte. Una cifra spaventosa che descrive come, aldilà delle frasi di circostanza quando avvengono i più sanguinosi tra questi “omicidi sul lavoro”, nulla si fa e, visto il silenzio anche presidenziale e l’assenza della questione nella legge di bilancio, nulla si vuole fare.

In conclusione, oltre a quello che si proclama, sarebbe opportuno e utile tener conto di quello che viene omesso, di ciò che non si vuole o non si può dire.

Il silenzio, si sa, rende complici di quelle cose ingiuste che si vogliono coprire.

Per queste dimenticanze, il discorso di fine anno del presidente Mattarella mi è apparso pieno di ambiguità e ipocrisia.

Qualcosa di ben diverso da quello che si dovrebbe pretendere da uno statista.

Forse, non è più il tempo degli Statisti e dei Politici (con la S e la P maiuscole).

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