Dipartimento Lavoro PCI
Ieri abbiamo riportato i dati pubblicati dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Carlo Soricelli: nei primi due mesi dell’anno in corso sono 97 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro!
Il 1 marzo altre 4 persone sono morte mentre lavoravano. Questo vuol dire che nei primi 60 giorni dell’anno, festività comprese, sono 101 le lavoratrici e i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro.
Abbiamo sentito qualcosa al riguardo da parte di chi ci governa o siede in parlamento? Al massimo qualche promessa (sempre dimenticata qualche giorno dopo), frasi di circostanza, slogan inutili… l’ostentazione di una qualche commozione. Apparenza che serve a mettere a posto la coscienza e nulla più. Il risultato è che le condizioni di lavoro sono sempre peggiori. Quest’anno è peggio del 2022, il 2022 è stato peggiore rispetto a tutti i precedenti.
Colpa del caso? Della fatalità? Di una “provvidenza” cieca e sorda? Del tutto improbabile. La colpa è dell’indifferenza di chi dovrebbe agire e non lo fa per abitudine o coscientemente perché considera chi lavora un pezzo di ricambio, una cosa da sacrificare sull’altare del profitto individuale di qualche privilegiato. Fare dichiarazioni estemporanee o farsi vedere attenti a giorni alterni non serve a niente. Bisogna avere la costanza, la determinazione e la coscienza che la lotta per il diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro sarà lunga e difficile. Una lotta anche (o soprattutto) culturale che deve scardinare l’ideologia oggi trionfante, quella che ci vuole insegnare che le persone valgono meno, molto meno, dei capitali dei privilegiati per i quali si può e si deve far tutto e di più; dalle guerre alla distruzione del pianeta, all’impoverimento di sempre più persone, alla fame che colpisce interi popoli …
Quello nel quale viviamo è un sistema feroce che, anche se travestito da “democrazia”, deve essere trasformato dalle fondamenta.