LE ARMI OPPRESSIVE OCCIDENTALI CONTRO LA SIRIA

Articolo a cura del compagno Andrew Pitts Nordera, FGCI Veneto e del Dip. Esteri FGCI

Sulla scia delle critiche ricevute in seguito al terremoto, gli Stati Uniti hanno sospeso temporaneamente le sanzioni contro la Siria, sottolineando che comunque le sanzioni non influiscano sugli aiuti umanitari forniti al Paese. Anche l’Unione Europea sottolinea che le sue sanzioni non influiscono sugli aiuti umanitari (e non ha apportato nessuna modifica in seguito alla situazione). In un certo senso questo è vero: non ci sono sanzioni dirette contro tutti gli aiuti umanitari, infatti, sia le sanzioni degli Stati Uniti che quelle dell’Unione Europea prevedono delle esenzioni per alcune organizzazioni, lasciando dei corridoi aperti solo a quelle ONG che riescono ad ottenere la certificazione per poter lavorare nel Paese. Tuttavia, questo non dipinge l’intero quadro: per quanto riguarda la Siria, Assad non è un santo, ed ha commesso errori, come il temporaneo blocco agli aiuti che cercano di raggiungere le aree colpite controllate dai ribelli. Lo stato Siriano –citando i compagni del Partito Comunista Siriano- “è nell’attuale fase di carattere borghese di natura capitalista in senso sociale, economico, giuridico e costituzionale”.

Ma dovremmo analizzare criticamente il ragionamento dell’Occidente alla base delle sanzioni e delle ingerenze politiche che mirano ai cambi di regime e di conseguenza cercare di respingere queste tattiche. I fatti evidenziano infatti l’ipocrisia delle loro giustificazioni visto che loro stessi o i loro alleati infrangono in modo eclatante i diritti umani e leggi internazionali: il primo esempio di ciò sono il regime israeliano e la sua politica di apartheid. Tale regime è infatti stato costantemente giudicato colpevole di pulizia etnica e di apartheid contro i Palestinesi anche dalle organizzazioni per i diritti umani più legate al nucleo imperialista, come Human Rights Watch e Amnesty International.

Ciò nonostante L’Occidente ha continuato a sostenere finanziariamente e militarmente il regime israeliano, e di conseguenza anche suoi crimini. Proprio lo scorso fine settimana, il regime israeliano ha condotto una campagna di bombardamenti a Damasco, la capitale della Siria, mentre i corpi venivano ancora estratti dalle macerie del terremoto. Inoltre, i numerosi e sistematici attacchi da parte di Israele alle infrastrutture siriane ne hanno compromesso inevitabilmente la capacità logistica, anche per quanto riguarda i soccorsi. Questa ingiustificabile aggressione è stata accolta con il silenzio dagli stessi paesi e canali d’informazione che giustificano l’imposizione di sanzioni ad altri paesi.

Sempre Israele ha annunciato la legalizzazione del furto di terra nella Cisgiordania occupata, un atto chiaramente proibito dal diritto internazionale e in teoria contrario persino ai desideri espressi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea: tutto questo è stato accolto con il silenzio. Israele è solo un esempio tra i tanti regimi che violano gli standard che l’Occidente pretende di applicare per sanzionare Paesi come la Siria, l’ Iran e l’ Iraq (prima dell’invasione statunitense). La differenza tra il regime israeliano e governi di Paesi come la Siria, Iran è semplicemente che il regime israeliano serve gli interessi economici e politici dell’Occidente. Dobbiamo analizzare queste tattiche e considerarle per quello che sono: un tentativo aggressivo di provocare un cambio di regime e di collocare governi allineati con gli interessi economici occidentali. Non sono tentativi genuini di difendere i diritti umani o il popolo contro i regimi, difatti ogni intervento guidato dall’Occidente non farà altro che creare regimi reazionari servili al nucleo imperialista.

Dovremmo quindi cercare di sostenere la resistenza contro l’ imperialismo e contro i regimi oppressivi iniziando con il capire che le stesse strutture oppressive con le quali ci confrontiamo nell’Occidente sono interconnesse con le strutture oppressive affrontate da popoli in tutto il mondo.

In America, dove ho trascorso la maggior parte della mia vita, la polizia statunitense è spesso addestrata da zero con la polizia israeliana. Le stesse tattiche utilizzate contro le nostre comunità nere sono apprese dalle tattiche utilizzate contro i palestinesi. Quanto al nostro Paese, l’Italia è uno dei maggiori esportatori di armi verso Israele: annualmente i rappresentanti del Ministero degli Interni italiano e del Ministero della Pubblica Sicurezza israeliano si incontrano per sviluppare piani di cooperazione.

Proprio come le strutture di oppressione che imparano e collaborano tra loro, così dovrebbero fare i nostri movimenti di resistenza e liberazione tramite sostenuta educazione e solidarietà.

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