Per Luana D’Orazio

Dipartimento Lavoro PCI

Oggi 30 giugno, Luana D’Orazio compirebbe 25 anni. Vogliamo ricordare che non potrà festeggiarli assieme ai suoi cari, al figlioletto, al suo compagno che con un appello* dimostra cosa significa la tremenda morte di Luana avvenuta il 3 maggio 2021. Una morte bianca? No. Un “omicidio sul lavoro”, l’ennesimo, perché Luana non è stata uccisa da una macchina impazzita, è stata assassinata perché erano state tolte le sicurezze dell’orditoio sul quale stava lavorando. Una vita spezzata, ingoiata da un sistema che mette il guadagno, la produttività, la velocità prima di tutto, anche della sicurezza e della vita di chi lavora.

Oggi 30 giugno, considerando anche i 5 morti di ieri, l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli riporta che sono 434 le lavoratrici e i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro (senza contare le centinaia di decessi in itinere). L’anno scorso, guardando i dati storici dell’Osservatorio, a fine giugno erano 382. Un aumento consistente. Una realtà ben diversa dalla narrazione dei dati ufficiali dell’INAIL che tengono conto solo delle denuce dei propri assicurati.

Se si fanno le proiezioni a fine anno e se tutto continua così ci saranno più di 850 persone morte per infortunio nei luoghi di lavoro. Una guerra che continua, silenziosa, nell’indifferenza indotta da chi dovrebbe fare e non fa, da chi dovrebbe investire risorse e non investe, da chi lascia che sia il tempo a “risolvere” il problema con il silenzio. Una società spaventosa che si interessa ad altro e vive di dibattiti dove vince chi urla di più. Intanto il lavoro è sempre più precario, malpagato, insicuro … e le lavoratrici e i lavoratori sono diventati “capitale umano”, poco più che “pezzi di ricambio”.

È una situazione spaventosa che deve essere contrastata e che può cambiare prendendo coscienza che bisogna ribaltare le priorità. Prima vengono i diritti di chi lavora. Si devono trasferire risorse dalle grandi ricchezze e dalle spese per le armi a investimenti che servano veramente a garantire un lavoro migliore e più sicuro. Un lavoro che permetta minore fatica e maggior benessere.

Bisogna agire sulla formazione e la prevenzione, introdurre il reato di omicidio sul lavoro nel codice penale, diminuire il tempo del lavoro, aumentare i salari, garantire a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori di essere rappresentati adeguatamente. Bisogna farlo affrontando il problema con un progetto di profonda trasformazione anche culturale che metta al primo posto non il profitto ma la dignità e la vita di chi lavora.

Facciamolo per Luana D’Orazio, per Laila El Harim (morta il 3 agosto 2021 schiacciata in una fustellatrice), per i ragazzi che sono stati uccisi in alternanza scuola lavoro, per tutte le donne e gli uomini (e sono migliaia) che sono morti lavorando. Noi non siamo indifferenti, non possiamo esserlo.

Luana avrebbe compiuto oggi 25 anni, la ricorda il suo compagno Alberto Orlandi

* https://www.facebook.com/100003185148516/videos/834012215011978/

Salve a tutti. Come molti di voi sanno sono il compagno di Luana D’Orazio, la ragazza che il 3 maggio ha perso la vita sul posto di lavoro, in una ditta tessile a Montemurlo in provincia di Prato. Per fare un riassunto veloce, Luana è stata completamente stritolata, distrutta da questo macchinario, il quale, da quanto è venuto fuori dalle perizie, era completamente manomesso per poter produrre di più. Gli indagati per questo fatto sono tre, la titolare, il marito, dichiarato titolare di fatto, ed il manutentore. Ai primi detti è già stata data una condanna di 2 anni ad una ed un anno e mezzo all’altro, con sospensione di giudizio, quindi praticamente il niente. Alla ditta una multa di 10.300 €. Mentre per il manutentore siamo ancora in processo. Dico questo per far capire come va veramente l’Italia oggi, un paese il quale si basa sul lavoro. Purtroppo però sappiamo bene che le condizioni di lavoro non sono per niente sicure, per fortuna non tutte, ma la maggior parte si lavora senza sicurezza, proprio per poter produrre di più. Il prossimo 30 giugno Luana avrebbe compiuto 25 anni, anzi compirà 25 anni, perché lei vive ancora, e ci da la forza per andare avanti. Il suo primo compleanno senza di lei abbiamo deciso di portare avanti un hashtag, #tusorridisorridisempre, e quest’anno ho deciso di riproporre la stessa cosa. Lo voglio fare perché non si dimentichi, non solo di lei, ma anche le persone prima di lei, dopo di lei, e le persone che tutt’ora continuano a morire sul posto di lavoro, e stiamo parlando ancora nel 2023 di 2/3 persone al giorno. Il problema fondamentale non sono le aziende che non lavorano senza sicurezze, ma ben si lo stato, che permette tutto ciò, che comunque non da modo che ci sia una giustizia, perché conviene più far morire un dipendente che far chiudere un’azienda. I numeri parlano chiaro, nel 2021 ci sono stati 1404 morti sul posto di lavoro, se tutte queste morti avessero avuto una giustizia vera, 1404 aziende per forza di cose sarebbero chiuse, e invece niente, andiamo avanti come se nulla fosse successo.

One Comment

  1. Marco

    L’ennesimo conflitto tra lavoro e capitale con l’ennesima vittima innocente…..più che mai oggi c’è bisogno del P.C.I unica realtà politica dalla parte del lavoro

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