A cura di Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI
Ricorre il 106° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, la prima rivoluzione socialista della storia, un evento che ne ha influenzato il corso, come mai prima era accaduto.
Come noto, gli effetti della vittoria della rivoluzione bolscevica del 1917, la conseguenza più importante della crisi derivante dalla prima guerra mondiale, si manifestarono subito profondi, decisivi. La rivoluzione d’Ottobre, infatti, cambiava la prospettiva. Era possibile dire basta alla guerra da parte di coloro che erano chiamati a farla nell’interesse di altri, di una classe dominante che attraverso essa si proponeva di accrescere ulteriormente il proprio potere, la propria condizione. Divenne chiaro a tutti che la rivoluzione proletaria poteva vincere, il socialismo poteva affermarsi e funzionare. Da essa trassero nuova linfa i diversi movimenti rivoluzionari in essere, altri ancora presero vita. Si costituirono tanti partiti comunisti, in tanta parte del mondo, e se, contrariamente alla speranza di molti, non si assistette alla propagazione naturale della rivoluzione in altra parte dell’Europa, il solco era tracciato, e le donne e gli uomini potevano aspirare, per diverse vie, al riscatto ed alla emancipazione, anche là dove la rivoluzione era improbabile, se non impossibile.
L’Unione Sovietica, che aveva retto al tentativo messo in atto da parte delle potenze imperialistiche vincitrici della prima guerra mondiale di arginarla e sconfiggerla, pur isolata ed indebolita, restava in campo, proponendosi progressivamente per tanti come modello, come riferimento. Con il lascito della rivoluzione del 1917, con quanto ne è seguito, lo spettro del socialismo ha perseguitato le classi dominanti del mondo, ed i regimi antirivoluzionari sono stati costretti a difendersi, con interventi armati, ma anche e soprattutto con riforme economiche e sociali tese a scongiurare il rischio della sua propagazione.
Le ripercussioni del confronto, della competizione, tra il campo capitalista e quello socialista nel mondo, limitato nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, dopo quest’ultima hanno assunto enormi proporzioni. Quanto sia stato grande, decisivo l’apporto dell’URSS per la vittoria sul nazifascismo, quale incommensurabile prezzo abbia pagato il suo popolo, è qualcosa che non può essere dimenticato, e che la propaganda occidentale, nonostante i tanti tentativi messi in atto, non ha potuto, non può nascondere: è la storia a ricordarlo! E’ un dato di fatto che dopo quella immane tragedia oltre un terzo della popolazione mondiale era parte di Paesi dichiaratamente socialisti, alimentava la speranza sostanziando i concetti di giustizia sociale, di uguaglianza.
Sul perché del crollo dell’esperienza dell’URSS, del cosiddetto socialismo reale, segnatamente in Europa, laddove tutto è nato, la storia ha detto molto, e tanta parte del movimento comunista internazionale si è interrogato e si interroga sulle molteplici ragioni di tale sconfitta. La storia, quella stessa storia, oggi evidenzia la profonda crisi strutturale nella quale versa il sistema capitalista propostosi come trionfante dopo la “caduta del muro” con tutto il suo carico simbolico, la sua incapacità di dare risposte ai reali bisogni dell’umanità.
La convinzione di tanti apologeti del capitalismo, circa la fine della storia, circa l’essere il capitalismo un fatto naturale ed il socialismo una sorta di allucinazione, si è infranta, si infrange sugli scogli rappresentati dall’affermazione di un processo di globalizzazione all’insegna della concentrazione del capitale finanziario, del liberismo, dal conseguente precipitare della condizione materiale dei più, dall’affermazione di diseguaglianze senza pari nella storia, dal restringimento degli spazi di democrazia, dal consolidamento di politiche neo imperialiste, neo colonialiste che, con il loro carico di distruzione e di morte, portano con se il rischio di un conflitto su larga scala.
No, quella storia, la storia nata con la rivoluzione d’Ottobre, non è finita, tutt’altro, essa è più attuale che mai. Il conflitto tra capitale e lavoro è e resta il motore della stessa, e la lotta per la liberazione dell’essere umano è quanto mai attuale, necessaria.
C’è bisogno delle comuniste e dei comunisti, c’è bisogno del Partito Comunista, c’è bisogno di comunismo. Non è più tempo, per ovvie ragioni, di uno Stato guida, di un partito guida, è però tempo di rilanciare, in forme e modi adeguati, l’internazionalismo.
Il marxismo ci offre gli strumenti di analisi indispensabili per comprendere la realtà, per cercare di cambiarla, e non è un caso che il pensiero di Karl Marx sia anche al centro dell’attenzione di numerosi pensatori liberali. La lezione di Lenin sull’imperialismo ci offre le chiavi di lettura necessarie a cogliere i cambiamenti intervenuti in tanta parte del mondo, le ragioni che ne sono alla base, gli equilibri che vanno prefigurandosi.
Accingendoci a celebrare il 106° anniversario della rivoluzione d’Ottobre non possiamo quindi che guardare con attenzione, con speranza a ciò che muove nel mondo in direzione della lotta per il socialismo.
Sono trascorsi molti anni dal crollo dell’URSS. Il giudizio di coloro, ivi compresa la sinistra di orientamento libertario o radical-democratico, che hanno salutato tale evento come foriero di un futuro di libertà, benessere, pace per l’intera umanità, si è rivelato quanto mai sbagliato. A fronte di quanto accade, delle ragioni profonde che ne sono alla base, si assiste in tanta parte del mondo al riproporsi di partiti comunisti, alla ricerca di vie nuove volte ad affermare gli ideali del socialismo, ad esperienze originali ed allo stesso tempo efficaci volte alla costruzione di una moderna società socialista.
Siamo di fronte ad una situazione che vivifica il pensiero marxista ed offre all’intero movimento che ad esso si ispira nuova linfa. Ciò che per tanti andava consegnato alla storia si ripropone con forza, è parte della realtà. Sta a tutte e tutti noi, compagne e compagni, riprendere il cammino.
Viva la Rivoluzione d’Ottobre, viva il comunismo!