CONFERENZA: PIÙ SALARIO E ZERO PRECARIETÀ

A cura del Dipartimento Lavoro PCI

LA QUESTIONE SALARIALE

Da troppo tempo esiste la convinzione che la crisi deve essere pagata da chi vive del proprio lavoro. Dobbiamo essere coscienti che è proprio credere questo che ci ha portato a una situazione insostenibile per chi lavora, chi è disoccupato, per i giovani, per i pensionati. Oggi si ritiene normale l’aumento della povertà, delle bollette, dell’inflazione, di un carovita che colpisce la classe lavoratrice e che viene affrontato palliativi come bonus irrisori e temporanei mentre si erogano ingenti quantità di denaro alle imprese private.

Quando si parla di riforma fiscale lo si fa solo per promettere una “flat tax”, l’abbattimento delle aliquote fiscali per i più ricchi, la garanzia che non esista una tassa sui patrimoni milionari, la concessione di agevolazioni, incentivi e risorse pubbliche alle imprese. “Patrimoniale” e “lotta all’evasione fiscale” sono parole scomparse dallo scenario politico istituzionale.

Di fronte a retribuzioni sempre più povere, si vorrebbero ripristinare per legge le gabbie salariali che di fatto, in maniera silenziosa e senza clamore, esistono già se è vero, come viene rilevato da più parti, che le retribuzioni a parità di impiego del Sud sono inferiori di circa il 10% rispetto al Nord Italia, così come le retribuzioni delle lavoratrici sono, di fatto, nettamente più basse rispetto a quelle maschili a parità di mansione e livello. E quando si afferma che anche la vita al sud costa meno viene fatto null’altro che becero populismo a vantaggio del padronato in quanto non si tiene in conto, né della situazione dovuta alla cronica mancanza di lavoro aggravata dalla cancellazione del reddito di cittadinanza, della conseguente necessità di emigrare in zone più ricche, della disperata situazione dei servizi e dello Stato sociale nel nostro meridione. Il tutto aggravato da un progetto di autonomia differenziata che inevitabilmente creerà ulteriori disuguaglianze.

Per il Partito Comunista Italiano sono necessarie:
  • una legge che ripristini una nuova scala mobile permettendo a chi lavora di mantenere un livello di vita perlomeno dignitoso
  • una legge che fissi un salario minimo (non solo orario) e che questo sia legato automaticamente all’aumento del costo della vita
  • l’aumento consistente delle retribuzioni la parità retributiva in tutto il territorio nazionale e tra lavoratrici e lavoratori
  • una riforma fiscale che faccia pagare di più chi ha di più con l’introduzione di nuove e maggiori aliquote per le fasce più alte di reddito e la diminuzione di quelle per i ceti più poveri, assieme a una patrimoniale per le grandi ricchezze.

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