Intervento manifestazione Perù 28 Febbraio

Intervento letto da Davide Elli a nome del Dipartimento Esteri PCI e della FGCI Nazionale

Inizio questo mio breve intervento salutando a nome del PCI e della FGCI gli amici peruviani e ringraziandoli per averci dato questo spazio.

Sono passati ormai più di due anni dal colpo di stato ai danni del legittimo presidente del Perù Pedro Castillo, e durante questo abbiamo seguito con attenzione tutti gli sviluppi, a partire dalla violenta repressione da parte del governo golpista e assassino guidato da Dina Boluarte. Dopo il colpo di stato, sono infatti scoppiate numerose proteste per la reintegrazione del legittimo presidente in tutto il Paese, alle quali il governo ha reagito con violenza, arrivando anche ad utilizzare armi letali contro i manifestanti, arrivando a causare più di 100 vittime.

Non possiamo fare a meno di notare come questo sia l’ennesimo teatro dove l’imperialismo statunitense, che storicamente ha sempre cercato di mantenere il controllo sull’America del Sud, si rende palese: notiamo infatti che, dopo la formazione di un governo di sinistra in Colombia guidato da Gustavo Petro, che rischia di mettere in discussione la propria presenza militare nel Paese (e quindi in tutta la regione del Sud America), gli statunitensi puntano ad avere un’alternativa, andandola a cercare appunto in Perù. 

Non a caso, uno dei primi atti del governo golpista in Perù è stato proprio la richiesta agli Stati Uniti dell’invio di militari e istruttori di polizia nel Paese, instaurando quindi un controllo militare statunitense.

Tutto questo, (soprattutto da parte del Paese che pretende di presentarsi come la più grande ed evoluta democrazia del mondo, gli Stati Uniti), senza ovviamente considerare minimamente la volontà del popolo peruviano, soprattutto per quanto riguarda la sua componente indigena, della quale Castillo, pur con i suoi errori e difetti, dovuti sopratutto all’inesperienza, incarnava in parte le speranze. Ciò che non è stato perdonato a Castillo è stato appunto l’aver rappresentato le speranze di riscatto della maggioranza del popolo peruviano, aver tentato di implementare una serie di riforme che miravano a dare dignità, lavoro, istruzione e sanità alla parte più povera della popolazione, alla maggioranza. Per farlo cadere è servito un complotto che ha coinvolto l’ambasciata americana, il parlamento e la magistratura.

Vediamo la mano dell’imperialismo americano infatti anche nelle modalità con cui è avvenuto il colpo di stato: Il “lawfare”, fondato sulla collaborazione fra mass media, social, gruppi parlamentari di destra, potere legislativo in mano all’oligarchia e forze armate, è diventato da anni il nuovo modo di fare un golpe in America Latina, attuato o in fase di attuazione con più o meno successo in Perù, Ecuador, Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay, Honduras, Guatemala, Cile, dai primi anni 2000 ad oggi. Questo metodo rappresenta un vero e proprio crimine politico consumato nel nome della legge.

Prima si ordisce una campagna mediatica fondata su false accuse contro il personaggio politico da “distruggere”; in Parlamento si riprendono e sostengono queste accuse; di seguito la magistratura indaga sulle accuse di rilevanza penale agitate da questa campagna; infine il Parlamento e/o la magistratura creano le condizioni giudiziarie per la destituzione del personaggio politico in questione e del suo arresto. Quel che è successo a Lula in Brasile e che ha portato alla vittoria di Bolsonaro è ben noto a tutti.

È quindi chiaro che l’Amministrazione USA e le sue ambasciate, non essendo più accettabile dall’opinione pubblica un golpe nudo e crudo alla Pinochet, hanno aggiornato i loro metodi, nascondendosi dietro la “legalità democratica” per continuare a imporre il loro dominio economico e la loro presenza militare in America Latina.

Potranno riuscirvi solo nel breve-medio termine, perché il mondo sta cambiando e l’accordo fra Cina e Brasile, che ha eliminato l’uso del dollaro negli scambi commerciali reciproci fra questi due giganti, è solo un esempio.

Il Partito Comunista Italiano sostiene il Presidente colombiano Gustavo Petro, il governo bolivariano del Venezuela, Cuba socialista e i governi latinoamericani che, in forme e accentuazioni diverse stanno realizzando quella “seconda indipendenza” che porterà l’America Centrale e del Sud a unirsi e liberarsi definitivamente dal controllo e dallo sfruttamento degli Stati Uniti d’America. Non più quindi “l’America agli americani” (del nord) come sostiene la dottrina Monroe, ma l’America Latina ai latinoamericani.

L’imperialismo però continua a tentare mantenere la sua presa sull’America del Sud, ed è per sostenere il popolo peruviano in quest’ennesimo fronte della lotta anti-imperialista mondiale che siamo qui con voi oggi e lo saremo fino alla vittoria.

Il PCI e la FGCI sostengono lo scioglimento dell’attuale parlamento, la liberazione e il reinsediamento di Pedro Castillo, ed elezioni a suffragio universale diretto per eleggere un’assemblea costituente che scriva una nuova costituzione democratica che vada a sostituire quella del dittatore Fujimori degli anni 90.

Rispettare la volontà del popolo peruviano!

No al governo golpista assassino!

Libertad y restitución!

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