di Luca Cangemi, Responsabile Dipartimento Scuola PCI
La pubblicazione, qualche giorno fa, delle graduatorie del primo bando del PNRR di 307 milioni destinati all’edilizia scolastica per l’infanzia conferma, inevitabilmente, quanto abbiamo denunciato: Il PNRR è uno strumento non solo inadeguato ma profondamente ingiusto.
Come rileva Marco Esposito sul Mattino, l’obiettivo del “Piano pluriennale nazionale 2021-2025 è l’impegno a raggiungere per gli asili nido “almeno il 33% di copertura della popolazione sotto i tre anni di età a livello nazionale”. Considerato che alcune Regioni del Centro-Nord sono sopra il 40% mentre tutto il Mezzogiorno è molto lontano dall’obiettivo (Calabria e Campania, ad esempio, sono intorno al 10%) è chiaro dove le risorse avrebbero dovuto essere indirizzate.
Invece, ancora una volta la strada seguita è stata diversa.
Al Sud invece dei 270,3 milioni spettanti in un’ottica di solidarietà e sviluppo equilibrato ne arriveranno 119, del tutto insufficienti a cambiare la situazione.
Questo è accaduto perché il Miur ha stabilito che solo il 20% del fondo avesse finalità perequativa, mentre la gran parte, l’80%, è stato ripartito in base a un mix di parametri non di rado premiali per chi ha più elevati servizi storici.
Del resto, cosa attendersi da un ministero che sfugge ad ogni idea di rafforzamento del sistema nazionale dell’istruzione (basti guardare le scelte su organici e precariato) e, complessivamente, da un governo che rilancia l’autonomia differenziata (vedi le dichiarazioni parlamentari della Gelmini del 13 luglio)?
Sul PNRR, sui suoi perversi meccanismi di distribuzione delle risorse, sui suoi espliciti obiettivi di controriforma il PCI ribadisce l’impegno costruire nelle scuole, in ogni luogo di lavoro, nei territori un grande movimento di lotta.