La legge di Bilancio dello Stato per il 2023 e il Bilancio pluriennale 2023-2025 prevedono un altro pesantissimo colpo per la scuola pubblica.
Il capitolo di spesa per l’istruzione scolastica pubblica per il triennio 2023-2025 prevede un taglio di 4 miliardi e 116 milioni di euro: da 52 miliardi e 114 milioni del 2023 a 47 miliardi e 997 milioni nel 2025. Contemporaneamente, si programma l’aumento di 15 miliardi di euro per armi entro il 2026. Uno dei capitoli di spesa che subirà un taglio drastico nei prossimi anni riguarda il numero delle istituzioni scolastiche. Una misura richiesta dall’Unione Europea e accettata senza battere ciglio dai governi Draghi e Meloni, prescrive la loro riduzione per poter accedere ai fondi del PNRR.
Vengono modificati i parametri per il dimensionamento della rete scolastica: gli Istituti per poter mantenere l’autonomia ed esistere dovranno avere un minimo di 900/1000 alunni; limite che attualmente è di 600.
Questo significa che in futuro gli Istituti che avranno meno di 900 alunni verranno accorpati ad altri: il compito è affidato alle Regioni e se non lo faranno interverrà direttamente il Ministero dell’Istruzione e del merito.
Nei prossimi due anni, a partire dall’anno scolastico 2023-24, 700 istituti scolastici dovranno scomparire. Con la riduzione, proiettata al 2031-2032, si vuole passare da 8.136 istituti a 6.885, cioè 1251 in meno. Nella sostanza significa migliaia di posti di lavoro, dirigenti scolastici, direttori dei sevizi generali e amministrativi (DSGA), assistenti amministrativi delle Segreterie, che verranno perduti, a danno di territori già penalizzati.
Denunciamo queste misure che:
-andranno a colpire specialmente i territori più fragili del Paese, aree interne e periferiche;
-aumenteranno il carico di lavoro delle Direzioni scolastiche e delle Segreterie, già sommerse negli ultimi anni da innumerevoli incombenze burocratiche – compreso il trasferimento a organico invariato delle pratiche pensionistiche di competenza dell’Inps -, a scapito delle attività di coordinamento e supporto alla didattica.
La propaganda racconta che la UE e il governo si apprestano a investire sull’istruzione. Nei fatti ci troviamo di fronte ad una nuova stagione di tagli, dopo quelli già operati nel 2008 dai ministri Tremonti e Gelmini, mai risarciti. In sostanza la UE, a fronte di risorse finanziarie una tantum elargite a debito e su cui lo Stato italiano dovrà pagare interessi (PNRR, PON, ecc.), prescrive misure che mirano a destrutturare, ridimensionare e dequalificare il sistema pubblico di istruzione.
Occorre perciò che si sviluppi una vasta mobilitazione, a livello nazionale e con la partecipazione e l’iniziativa dal basso, per respingere questi provvedimenti, coinvolgendo le scuole, gli enti locali, i territori, i sindacati zonali e della scuola. Noi del PCI ci siamo e faremo la nostra parte.
tagli alla scuola pubblica come tagli alla sanità pubblica, svendita del territorio, delle spiagge, delle autostrade, della compagnia telefonica e di internet nazionale ( agli americani), svendita della compagnia aerea di bandiera, svendita della sovranità nazionale ( agli americani ) , svendita della libertà di stampa ( che sul casi Assange complicemente agli americani tace) ….solo il Partito Comunista Italiano può fermare questo scempio….