Conflitto e lotta di classe

Dipartimento Lavoro PCI

Questo, tra l’altro, viene riportato da “ilsole24ore” riguardo l’intervento di Giorgia Meloni, ieri al congresso CGIL (dove era invitata a intervenire).

Ora qualcosa dovrebbe almeno essere detto al riguardo.

Quello che è successo nel nostro paese è la decisione di dissolvere un Partito Comunista di massa, la sua trasformazione in un qualcosa suddito del pensiero unico trionfante, inebetito di fronte a quel realismo capitalista che prendeva il sopravvento e la progressiva decomposizione di un sindacato conflittuale di massa.

L’attenzione di chi aveva diretto le lotte che avevano portato alla conquista di importanti risultati di diffusione dei diritti, grazie alla presa di coscienza che lavoratrici e lavoratori potessero e dovessero assumere il ruolo dirigente del paese, si rivolse ad altro, limitando l’azione alla difesa di posizioni sempre più arretrate.

Questo atteggiamento ha facilitato l’azione padronale e della destra politica e sociale di sgretolare, assieme allo stato sociale, la Costituzione stessa.

Le privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro e della vita stessa, l’annullamento della solidarietà e della coscienza di classe, il trasformare il ruolo del pubblico da “imprenditore collettivo” a un aspetto marginale di “elargitore di privilegi e finanziatore del privato” hanno portato a quanto evidenziato da Giorgia Meloni. Manca, infatti, l’individuazione delle cause e delle responsabilità.

Fotografare lo stato di fatto attuale non basta e, anzi, così diventa un’operazione intrisa di malafede e propaganda inutile. Se non si vuole capire e far capire che è proprio la mancanza dello Stato (la sua latitanza) di fronte al trionfo del mercato ad aver prodotto maggiore povertà per la stragrande maggioranza della popolazione e una ricchezza crescente per pochi privilegiati, non si riuscirà ad uscire dalla spirale che ci sta portando sempre più indietro nel tempo, a forme ottocentesche di sfruttamento del lavoro da parte di chi si erge a padrone.

E’ con queste riflessioni che si può controbattere alle affermazioni che Giorgia Melloni ha pronunciato dal palco della CGIL (e ricordare anche a chi la ha invitata a intervenire) che la ricchezza dei padroni delle aziende è creata dalla povertà di chi lavora, che i lavoratori non sono cose  “loro”, che è in atto una lotta di classe condotta dai padroni, che, quindi,  più che un “confronto” è necessario il “conflitto”.

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