Dipartimento Lavoro PCI
L’indifferenza come valore?
L’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli informa:
“21 Aprile 2023 DALL’INIZIO DELL’ANNO SONO MORTI 373 LAVORATORI COMPLESSIVI, di questi 215 sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere e in altri ambiti lavorativi: per noi chiunque che muore mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro.”
(Il confronto rispetto all’anno scorso è drammatico: 20 morti in più per infortunio nei luoghi di lavoro. L’anno scorso, infatti, sul sito dell’Osservatorio si poteva leggere che, da inizio 2022 al 21 aprile, i morti per infortunio nei luoghi di lavoro erano 195).
Leggendo i dati relativi alle varie regioni possiamo rilevare come il Veneto sia la regione con l’aumento maggiore di decessi per infortunio. Quest’anno sono 26, l’anno scorso furono 18. Considerando il numero di abitanti il Veneto (che non è certo una regione povera e che, anzi, viene considerata una, se non la, “locomotiva del paese”) ha il massimo rapporto di morti nei luoghi di lavoro in tutta Italia.
È bene ricordare che i numeri che l’Osservatorio pubblica sono persone, lavoratrici e lavoratori con qualsiasi contratto di lavoro e “in nero”, che siano assicurati INAIL o meno. L’unica maniera corretta di calcolare quella che è (e che deve diventare per ognuno) una questione prioritaria per un paese progredito e civile quale vorrebbe essere il nostro.
Rendiamoci conto che così non è.
Spesso se non sempre, la questione della mancanza di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro viene messa in secondo piano, considerata “inevitabile” per garantire la “crescita” e, quindi, taciuta o relegata all’emergenza quando proprio non se ne può fare a meno.
L’aumento drammatico dei morti nei luoghi di lavoro rispetto all’anno scorso (che, ricordiamo, è stato l’anno con il più alto numero di lavoratrici e lavoratori morti nei 15 anni di vita dell’Osservatorio) ci dice tutt’altro.
La mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro è diventata strutturale e dipende da fattori che sono stati voluti e incentivati dai governi che si sono succeduti.
L’aumento dell’età pensionabile ha portato a un invecchiamento consistente anche per chi, per lavorare, è costretto a farlo in condizioni di pericolo; l’aumento a dismisura della precarietà pone chi lavora sotto costante ricatto, la diminuzione dei salari reali costringe lavoratrici e lavoratori a lavorare più tempo, la progressiva cancellazione di tutele e diritti ha minato il concetto stesso di rappresentanza di tutti i lavoratori lasciati spesso soli e divisi … questi sono tutte cause del massacro al quale assistiamo.
Non prendere coscienza, credere che ci sia maggiore sicurezza, che i morti siano meno dell’anno prima perché si tiene conto dei soli assicurati INAIL o che l’occupazione stia crescendo (senza capire che, se può essere vero, si tratta di un’occupazione sempre più povera e meno garantita) è qualcosa di fuorviante che serve solo a tenere gli occhi chiusi e a chinare la testa.
Ci vogliono imporre l’indifferenza come valore. Ribelliamoci!