IL PCI AD ATENE ALLA CONFERENZA DELLA PIATTAFORMA MONDIALE ANTIMPERIALISTA

di Sandro Scardigli – Dipartimento Esteri PCI

“Fra l’Ucraina e la Palestina” è il titolo della Quinta Conferenza Internazionale della Piattaforma Mondiale Antimperialista, tenutasi ad Atene dal 16 al 20 novembre.

Erano presenti 33 partiti e organizzazioni politiche provenienti da 30 Paesi, fra le quali il Partito Comunista Italiano.

La Piattaforma si propone di coordinare l’impegno delle forze antimperialiste mondiali sulla base di tre obiettivi principali: condurre un’efficace lotta antimperialista; proporre una linea corretta alle forze in lotta e rafforzare il movimento comunista internazionale, che dev’essere al centro di questa lotta.

La Piattaforma si propone di conseguire questi obiettivi organizzando conferenze internazionali e lotte antimperialiste simultanee in tutto il mondo.

La Prima Conferenza Internazionale si è svolta a Parigi nell’ottobre del 2022, la Seconda nel dicembre dello stesso anno a Belgrado, la Terza nel marzo di quest’anno a Caracas e la Quarta in maggio a Seoul.

Il 17 novembre le delegazioni si sono recate presso la sede storica del Politecnico di Atene, dove migliaia e migliaia di persone sono sfilate deponendo garofani rossi in memoria degli studenti universitari greci che esattamente 50 anni fa vi persero la vita, uccisi mentre protestavano contro la dittatura dei colonnelli, che fece entrare i carri armati all’interno dell’ateneo.

Sempre il 17, nel pomeriggio, un corteo di quasi ventimila persone ha percorso alcune delle vie principali della città, innalzando un mare di bandiere palestinesi, per protesta contro il genocidio in corso a Gaza per mano dell’Esercito israeliano. La manifestazione è sfilata anche davanti all’ambasciata USA, protetta da un enorme spiegamento di forze di polizia. La Piattaforma Antimperialista e la bandiera del PCI erano ben visibili.

Nei giorni successivi le delegazioni, fra le quali la nostra, sono intervenute nei dibattiti della Conferenza e i partecipanti sono stati accompagnati in visite a carattere storico e politico, fra le quali quella al Museo della Resistenza Anti Dittatoriale e Democratica (ex luogo di detenzione e tortura) e alla tomba di Nikos Zakariadis, storico segretario comunista dal 1931 al 1956.

Riportiamo qui sotto l’intervento letto dal compagno Sandro Scardigli, del Comitato Centrale e Dipartimento Esteri del PCI, a nome del Partito.

INTERVENTO (17/11/23)

La situazione determinatasi nella striscia di Gaza a seguito dei bombardamenti israeliani che si susseguono da settimane e che usano come pretesto l’attacco terroristico di Hamas dello scorso 7 ottobre, non può non scuotere le coscienze. Siamo di fronte non solo ad una occupazione, ma a un vero e proprio genocidio.

Il bilancio sempre più drammatico dei morti palestinesi, essenzialmente civili, ha ampiamente superato i diecimila, la maggior parte dei quali bambini, ragazzi e vecchi.

Il rischio di un allargamento del conflitto, quantomeno su scala regionale, è reale. Il non rispetto del diritto internazionale e la perpetrazione di crimini di guerra da parte di Israele sono un dato di fatto.

La violenza (che il popolo palestinese subisce dal 1948) chiama violenza e segnerà per molti anni a venire il rapporto fra la popolazione israeliana e quella palestinese..

Occorre mettere fine all’apartheid subito dai palestinesi nella loro terra e attuare le risoluzioni dell’ONU, che prevedono la fondazione di uno Stato di Palestina indipendente in tutta la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza.

L’imperativo immediato è il cessate il fuoco, la de-escalation. Occorre dire basta alla spirale che allontana sempre più dalla soluzione, necessaria e possibile, del problema di fondo, che è e resta quello della questione palestinese.

Ci troviamo di fronte a precise responsabilità politiche, che la parte israeliana più avvertita riconosce al suo Stato, segnatamente ai governi Netanhyahu ed alle forze conservatrici e reazionarie che l’hanno sostenuto e lo sostengono, agli USA, che tali politiche hanno nel tempo coperto. Ciò nella consapevolezza che tale situazione ha oggettivamente costituito il “brodo di coltura” nel quale affondano le proprie radici le forze più estremiste, il terrorismo, Hamas, quanti hanno interesse a mantenere, per molteplici ragioni, anche e soprattutto di carattere geostrategico, lo status quo.

Il PCI sostiene il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli oppressi e si schiera a favore della loro lotta. Sosteniamo inoltre le lavoratrici e i lavoratori che si rifiutano di inviare armi ai regimi israeliano e ucraino.

I conflitti in atto a Gaza e in Ucraina sono tasselli fondamentali di un unico conflitto mondiale che ha come posta in gioco la perpetuazione di un mondo unipolare a guida USA oppure la costruzione di uno multipolare che prefiguri rapporti internazionali democratici e di mutuo vantaggio.

La tanto sbandierata offensiva ucraina si è subito impantanata e da entrambe le parti i morti sono tantissimi. Nonostante il massiccio invio di armi a Kiev da parte dei Paesi NATO, la Federazione Russa può contare su di un potenziale umano e industriale molto più ampio di quello dell’Ucraina. Questa guerra dovrà concludersi con un accordo fra le parti.

Continuiamo a ritenere che la parola d’ordine debba essere il cessate il fuoco immediato e una trattativa internazionale che porti al rispetto dei diritti delle popolazioni russofone, compreso quello di scegliere se far parte della Federazione Russa o della Repubblica di Ucraina.

L’Ucraina deve diventare uno Stato democratico, ripulito dagli elementi nostalgici del nazismo che sono attualmente al potere; deve diventare neutrale, in modo da non rappresentare una minaccia nucleare per la Federazione Russa, come comporterebbe l’adesione alla NATO.

La guerra della NATO in Ucraina prima e l’invasione di Gaza poi hanno generato nei Paesi dell’Unione Europea una campagna sistematica che mira a criminalizzare il dissenso e ad imporre la legittimità di un unico punto di vista: quello dell’imperialismo USA e NATO. Artisti e atleti russi ai quali è stato impedito di esibirsi; media russi e dissidenti dal pensiero occidentale oscurati; nanifestazioni contro l’aggressione israeliana a Gaza vietate; propaganda mediatica scatenata a sostegno di Kiev e Tel Aviv.

La campagna bellica è accompagnata da un restringimento delle libertà democratiche che mira a ridimensionare drasticamente gli spazi ammessi di agibilità non solo politica ma anche ideologica.

Di fronte a tutto ciò noi comunisti e antimperialisti dobbiamo sostenere l’impegno internazionale delle forze e degli Stati contrari all’unipolarismo USA e in primo luogo della Repubblica Popolare Cinese e del suo Partito Comunista e sostenere il potenziamento e l’allargamento dei BRICS. La politica estera cinese è fondata sul rispetto dell’indipendenza delle nazioni e opera per affermare un sistema di scambi economici fondato sul reciproco vantaggio e sulla sostituzione del dollaro come valuta internazionale di riferimento.

Sono i presupposti di quel mondo multipolare che può ridare fiato e prospettiva alle lotte dei lavoratori e dei popoli, alla prospettiva internazionale del Socialismo.

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