I… cavalieri del lavoro

di Dipartimento Lavoro PCI

Leggiamo su ANSA che il presidente Mattarella, su proposta del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha nominato, firmando il decreto, 25 nuovi/e cavalieri del lavoro.

I nominati sono: Lucia Aleotti; Eufrasio Anghileri; Giovanni Arena; Pietro Beccari; Marina Elvira Berlusconi; Paolo Bertazzoni; Maria Chiara Boni; Giorgio Campagnolo; Carmine Caputo; Caterina Imelde Caselli; Carlo Cimbri; Graziano Giordani; Raffaella Leone; Matteo Bruno Lunelli; Fausto Manzana; Giuseppe Marino; Francesco Giovanni Muntoni; Duilio Paolino; Vito Antonio Primiceri; Fabio Ravanelli; Edoardo Roncadin; Enrico Samer; Antonio Serena Monghini; Giovanni Sgariboldi; Aquilino Carlo Villani.

In pratica imprenditori e alti dirigenti tra i quali si può notare Marina Berlusconi che dedica la nomina a suo padre.

Una domanda dovrebbe sorgere spontanea: ma è possibile che mai nessun lavoratore e nessuna lavoratrice che si sporcano le mani, che lavorano per mangiare, che rischiano la vita nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, che le tasse le pagano tutte … che nessuno di loro possa essere nominato cavaliere del lavoro? Sì, insomma, parliamo di quelli che realmente lavorano (o hanno lavorato e sono arrivati alla pensione) e che faticano a tirare avanti tra aumenti del costo della vita, cancellazione dei diritti e dei servizi pubblici (a partire dalla sanità).

Evidentemente i cavalieri del lavoro vengono scelti da “lorsignori” tra “lorsignori”.

Resta tutto limitato nei privilegi di una casta che non riesce neppure a pensare che sarebbe logico riconoscere che sono le lavoratrici e i lavoratori quelli che tengono in piedi il paese (nonostante “lorsignori”) con i loro sacrifici.

Allora, noi che sediamo dalla “parte sbagliata del tavolo”, proprio noi vogliamo ribadire che i nostri “maestri del lavoro” non sono né padroni né alti dirigenti d’impresa, sono quelli che lottano ogni giorno per difendere il diritto a un lavoro migliore, meno faticoso, sicuro. Sono  Persone (con la P maiuscola)  come tante e tanti che, senza essere famosi, avrebbero tanto da insegnare a “lorsignori”.

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